io e il mare

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domenica 21 febbraio 2010

C'ERA UNA VOLTA IL FESTIVAL

Ogni tanto è bello trattare argomenti leggeri che aiutano a distogliere momentaneamente l'attenzione dai problemi di tutti i giorni, dalla politica che non fa mai e poi mai il bene dei cittadini, dai servizi che non funzionano, dal dolore e la sofferenza di molte persone che non vanno mai dimenticate.
Il festival di Sanremo si è concluso ieri, ha vinto Valerio Scanu. Non so chi sia, mi hanno detto che è un (altro) prodotto di Maria De Filippi. Ho ascoltato solo un paio di volte la sua canzone, non mi sembra "My Way" ma non è nemmeno da buttare via.
Resta il fatto che è una manifestazione di canzonette e trivialità ma tutti o quasi la guardano. Io sono realmente uno dei pochi che ha visto solo una puntata e mezzo, con particolare attenzione quella degli ospiti nazionali, vedi l'imperiale Massimo Ranieri. Cinque serate sono troppe, sono una pizza insostenibile, una polpetta indigesta, insomma scegliete voi pure l'espressione che rende meglio l'idea...
Mi sento altresì di dire che Antonella Clerici è stata brava, ha imposto la sua semplicità e professionalità "old style" in un festival che ha presentato qualche polemica a mio avviso un po' creata ad arte (la presenza di Emanuele Filiberto sul palco come concorrente, la plateale protesta degli orchestrali di ieri sera contro le esclusioni eccellenti) figlia di una televisione che fa della finzione il suo essere naturale di questi tempi.
Il festival di Sanremo purtroppo non esiste più. Da qualche anno è un surrogato di quella manifestazione nazional popolare che era, serve ormai solo a lanciare questi ragazzi, magari anche bravi (Scanu non canta poi cosi male), dopo la vittoria in qualche reality o conocorso musicale in TV.
Il Festival che guardavo io da piccolo era un'altra cosa. Ma forse i tempi sono cambiati. Purtroppo, o per fortuna. Chi può dirlo?

lunedì 15 febbraio 2010

LA FRETTA CATTIVA CONSIGLIERA. IN AUTO E NON SOLO...

Non vi è cosa peggiore per me di buttare via la propria vita. In molti, troppi, non si accorgono di avere un diamante fra le mani, e non sanno farne tesoro.
Ogni volta che leggo il numero delle vittime della strada, anno dopo anno, penso che siano davvero tante, troppe.
Quando vedo in tv macchine accartocciate come palle cestinate da ufficio, mi viene un groppo in gola. Basta cosi poco per essere prudenti, arrivare anche mezz'ora dopo, ma chi se ne frega, basta arrivare.
Siamo dominati dalla frenesia, dal dover fare qualcosa per forza subito. Va bene farla presto, ma non troppo presto. Specie quando si è al volante, la calma è d'obbligo, la fretta sempre cattiva consigliera.
Sembrano frasi fatte, ma non lo sono. Per questo vale sempre di piu il detto, chi va piano va sano e va lontano.

giovedì 4 febbraio 2010

WE ARE THE WORLD...

So che questo mio intervento potrebbe portarmi ad essere retorico. Forse anche ipocrita. Ma io, come sempre faccio, scrivo quello penso, e soprattutto quello che sento.
Preso dal mio lavoro, dalla mia quotidianità, dai miei problemi di tutti i giorni, capita ogni tanto, forse non abbastanza spesso, di soffermarmi a pensare che in molte zone del mondo ci sono persone, fra cui tantissimi bambini, che muoiono di fame. E mi vengono i brividi.
Non si può accettare questo nel 2010. E' ingiusto, è incredibile. è nauseante.
Del terremoto di Haiti non si parla più nei telegiornali se non in qualche sporadico caso, nelle notizie in breve. Penso ad Haiti, ma anche a molte zone dell'Africa.
Per questo nel nostro piccolo, tutti, potremmo fare qualcosa. Certo, non basterebbe a risolvere un problema di tal portata, ma sarebbe già qualcosa. Per esempio aderire sempre alle iniziative del banco alimentare per aiutare i nostri poveri, o per inviare viveri ai popoli delle popolazioni più bisognose.
Non si pensa mai abbastanza all'enorme quantità di cibo che viene sprecata, gettata via perchè inutilizzata o leggermente difettata nel confezionamento. Eppure andiamo avanti cosi, con la cultura dell'usa e getta, dello spreco e dell'arricchimento continuo perchè "tanto la cosa non ci riguarda".
Negli anni ottanta, ripudiati da molti perchè considerati portatori sani di cattivi modelli come lo yuppismo e l'esaltazione delle griffes, i più grandi artisti della musica sapevano riunirsi insieme per iniziative come il "Live Aid" o "Usa for Africa". Oggi tutto questo non c'è più, Micheal Jackson non c'è più. Sarò un inguaribile nostalgico ma rimpiango quei momenti, e soprattutto tutti quei soldi raccolti per aiutare i bambini africani.
Non che oggi non si faccia nulla, ci sono tanti enti, laici e religiosi, che si prodigano per questo. Ma non è sufficiente, non può bastare. Ci vuole di più, una sensibilizzazione globale verso un tema cosi importante che coinvolge tutti noi.
Poi spetterà al mondo, alle nazioni piu sviluppate fra cui la nostra, fare un passo in avanti. We are the world, cantava Micheal Jackson con i suoi amici americani. Quanto aveva ragione...