io e il mare

io e il mare

venerdì 23 dicembre 2011

The Wonderful World Of Christmas


Quello che segue è un articolo in lingua inglese. Dedicato ai miei amici fuori dall'italia, o alle persone che semplicemente amano perdere due minuti della loro vita per leggermi anche in questa lingua. Ci sarà qualche errore, non sono un bilingue perfetto, mi scuso fin da subito per questo...
Ah dimenticavo, Buon Natale a tutti....

The wonderful world of Christmas, is a joy from the moment it starts…

This is the intro of popular Christmas song, but in my humble opinion it can be considered as the real deep message for this Christmas time we are living.
Crisis, misery, other sad words fill almost completely our life in the last part of this “hard” 2011. But Christmas is always there, trying to knock at human being’s heart and to enter in it, to spread its magic made of love and peace.
The imagine of the fireplace, with its embracing warm, the Christmas icona of parents, grandma and granddaddy around it, it’s something that must join people in these time of division, where everyone seems to think only about their lives, about their problems, looking as if they have a sort of screen around them
I can’t deny that some of this atmosphere ‘s been lost in these last years. I live in a big town, Milan, suffering from all the same problems Italy is facing now. As I wrote in my previous article, people faces are often “dark”, tedious, looking like a dead man walking. Christmas will come also for them.
Christmas is the best way to smile again, even when it seems hard to do. I think about children and people who suffer, maybe hospitalized. Their happiness, maybe, is someone to think about them for Christmas.
The magic of Christmas is the lost feeling of a hug. A short but easy way to feel the other’s heart beating, and the best way to feel the warm of another person. Christmas can learn us how to recover the meaning of this easy and marvellous act.
So it’s time to break up with all these words and to live the wonderful world of Christmas, a joy from the moment it starts…

mercoledì 21 dicembre 2011

VINCERE SEMPRE, ANCHE LA CRISI, ANCHE A NATALE


La parola che piu' di ogni altra si ascolta in questo periodo è "crisi".
Da quando è iniziata la lenta parabola discendente del nostro smisurato benessere economico, ovvero a metà degli anni novanta, tutto sembra essere diventato inesorabilmente più grigio, più oscuro, e soprattutto, esageratamente triste.
Stamattina mi sono accorto, mentre facevo la spesa in un supermercato vicino casa mia, delle facce di alcune persone intorno a me. Definirle "spente" è un coraggioso eufemismo. Tristi, lugubre. E non erano solo signori anziani, magari malati. Anche tante persone di mezza età, o ancora giovani come chi vi scrive.
Due signori, un uomo e una donna vicini alla terza età si sono addirittura messi a litigare in cassa perchè la donna sosteneva di essere stata superata dall'anziano. Insulti forti, pure le bestemmie da parte dell'uomo. Buon Natale!!
Non sopportiamo più niente. La fretta domina le nostre esistenze e si annida dentro di noi, e ci lamentiamo costantemente di tutto e per tutto.
Non sappiamo piu dare il valore ad un sorriso, abbiamo paura del contatto fisico, di un semplice abbraccio, e sopratutto, abbiamo il terrore di diventare poveri.
Eppure, malgrado tutto, i nostri nonni hanno vissuto la povertà, e con poco,sono riusciti a farcela, sono riusciti anche in alcuni casi a ritornare ricchi.
Perchè non riuscirci anche noi, che abbiamo tutto, e viviamo col costante terrore di perderlo?

venerdì 9 dicembre 2011

CONFIDANDO IN QUELLA DIVINA, ASPETTIAMO (INVANO) QUELLA TERRENA...


L'Italia è un paese un po' fatto a modo suo. Il paese delle caste, delle "cupole", dei privilegiati, dei governi tecnici, degli scontrini fiscali non emessi, e cosi via....
L'Italia è ahimè anche il paese diventato estremamente semplice uccidere una persona e farla franca, sia nel caso in cui, per pura sfortuna, ti colgano con le mani nel sacco, sia nel caso in cui (quasi sempre) non riescano a beccare il colpevole.
Lunge da me accodarmi alla lunga schiera di rotocalchi televisivi, notiziari, quotidiani e settimanali che si occupano degli omicidi irrisolti. Già fanno loro questo mestiere con mezzi e metodologie (spesso discutibili) che non mi riguardano e non mi appartengono.
La mia riflessione è invece più spiccia, più concreta, e legata ad un grosso problema di fondo legato alla certezza della pena, ed alla modalità con cui vengono condotte le indagini.
Non mi piace parlare di ciò che non conosco, non ho la benchè minima idea di come lavori la polizia scientifica, I RIS e via discorrendo.
Quello che mi lascia addolorato è sapere che una famiglia come quella di Chiara Poggi possa ancora non avere giustizia. E forse non l'avrà mai. Questo è solo l'ultimo episodio in una triste sequenza, che tutti conosciamo, vedi Meredith Kercher.
Tutti assolti. I colpevoli, liberi, forse con macigni (evidentemente non cosi' pesanti) sulla coscienza ma comunque liberi di agire. E magari, in futuro, di uccidere ancora.
Nel caso in cui invece riescano a beccarti perchè è impossibile non riuscire a prenderti, la pena spesso non è congrua all'efferatezza del delitto, ed i nostri media caricano di visibilità (vedi Erica ed Omar) personaggi che dovrebbero cadere nell'oblio assoluto, cercando di riflettere su perchè in soli dieci anni possa essere concessa la libertà a due persone che per carità, dovranno essere reinserite nella società, ma forse non questi tempi cosi stretti...
Tornando invece ai casi ancora "irrisolti", sono il primo a pensare che in assenza di prove non si possa detenere nessuno. E da questo punto di vista mi accodo alla decisione dei magistrati. Resta però il fatto che non è possibile che omicidi, non credo compiuti sempre da maestri del crimine, possano sempre rimanere irrisolti, la ferita nel cuore delle famiglie colpite sempre inesorabilmente aperta.
Non resta a questo punto che confidare, per chi ci crede come me, nella giustizia di Dio, visto che quella terrena, a volte, troppe volte, latita.

domenica 13 novembre 2011

LA FEDE: UNA LUNGA CORSA AD OSTACOLI FRA CONQUISTA ED INSEGUIMENTO...


Lo aspettavo. Un mio piccolo traguardo, se mi è permesso un piccolo vanto in questa isola di libertà. Il centesimo articolo è arrivato ed è dedicato alla fede.

Già da tempo avrei voluto farlo. Mi rendo perfettamente conto della delicatezza del tema, così come sono conscio di entrare nel mio personale in modo diretto, un po' contro le regole di questo spazio.
Ma ogni tanto, a fin di bene, uscire dalle regole può solo far bene, anche e sopratutto quando si tratta di parlare di Dio, di vita, di quel famoso "senso della vita", una frase oggi spesso abusata ma che è comunque al centro delle nostre esistenze dall'origine dei tempi.
Non vorrei entrare in quel consolidato e pericoloso "refrain" secondo cui il mondo di oggi è malato, il male regna sovrano, non ci sono più i valori di una volta, e così via. Esiste ancora il bene, quello degli angeli volontari negli ospedali, quello delle persone che in silenzio (e ci sono) donano tanti soldi per attività di beneficienza,quelli che vanno in Africa ad aiutare i più poveri fra i più poveri, tanto per ricordare una frase di Madre Teresa.
Non posso altresi' negare che il male fa più "notizia" e sia indubbiamente la strada più semplice da percorrere, quella che richiede meno fatica, meno sforzi e senza dubbio alcuno permetta di trovare molti più alleati e "amici" (qui le virgolette sono obbligatorie...)
Quello che conta per chi scrive conta è invece come adeguarsi e "reagire" al mondo in cui viviamo, come fare in modo, nel nostro piccolo, che venga lasciato spazio a quei valori che oggi paiono accantonati, proprio tutti quelli racchiusi in unico denominatore di cui il mondo moderno sembra essersi dimenticato: l'Amore.
L' Amore, per me, è Dio. Dio che si fa uomo nella figura di Gesù. E' una mia idea, ci credo ma non impongo a nessuno la convinzione che possa essere quella corretta, poichè che come scrivo nel titolo di questo mio scritto, è una lunga corsa ad ostacoli fra conquista ed inseguimento, e non un'imposizione. Perchè quando si impone, spesso, si rischia di ottenere una risposta contraria, un'avversione figlia spesso della stessa imposizione.
La fede si conquista rendendosi conto che l'amore è Gesu' nei suoi comportamenti, nei suoi insegnamenti, nel suo donarsi agli altri, incondizionatamente, gratis. Più mi guardo intorno piu vedo che gli uomini ( me incluso, faccio parte anche io di questo insieme!! ) si comportano esattamente al contrario dei suoi insegnamenti. Banalità, lo so bene, ma è cosi'. Lo vediamo tutti i giorni.
Qualche giorno fa riflettevo su una frase, forse una delle più note: "Ama il prossimo tuo come te stesso". Cosa è cambiato da oltre duemila anni a questa parte? nulla! ancora oggi questa voce resta inascoltata nel deserto, nel nostro deserto di comodità, di benessere, nel nostro deserto interiore, nel nostro vuoto dell'anima.
Alla conquista della fede, a mio modesto avviso, ci si arriva con il cammino, lasciando spazio all'amore. Con ricadute forti, come chi scrive ha avuto, perchè questo mondo ti fa credere che i valori siano altri. Con dubbi,angosce, paure, ricadute che ogni tanto riaffiorano nel sottoscritto, ma che sono necessarie, altrimenti se non si hanno dubbi si ha una vita di certezze, e quasi sempre queste non portano mai alla verità.
Io la fede la vedo così, come un bambino che corre sorridente, suda, inciampa, si sbuccia le ginocchia e si sporca i pantaloncini di fango, piange a dirotto, vorrebbe tornare a casa, ma poi riprende a correre e sorridere con più gioia di prima
Spero un giorno anche io di poter sorridere senza mai più cadere. n

domenica 23 ottobre 2011

CORRI CAMPIONE NELLE PISTE INFINITE DEL CIELO


Da qualche giorno volevo tornare a scrivere. Non nascondo che avrei preferito farlo parlando di altri argomenti, dedicando questo spazio da condividere a temi profondi o anche più leggeri, sempre col sorriso, sempre cercando di essere dei portatori di luce, laddove possibile.
Invece oggi mi trovo qui per scrivere di Marco Simoncelli, un grande campione di motociclismo che oggi ha perso la vita in un tragico incidente in pista nel Gran Premio di Malaysia.
Non è il primo a morire "sul campo", e spero con tutto me stesso possa essere l'ultimo. Ogni altra parola in questo senso sarebbe superflua, ed io mi fermo qua.
Posso solo dire che non sono un appassionato di motociclismo, mi sono avvicinato a questo sport grazie alle vittorie di Valentino Rossi negli anni passati. Non ho la competenza tecnica per poter dire se questa tragedia si poteva evitare, non so di chi siano le responsabilità, l'unica cosa che so è che questo ragazzo di 24 anni se ne va in cielo lasciando in un dolore indescrivibile i suoi familiari, e tutti i suoi tanti appassionati.
Di lui ricordo affettuosamente quel sorriso e quella parlata tipica delle sue parti, che lo rendeva un personaggio unico, con quella capigliatura così folta, era un personaggio, non potevi confonderlo con qualcun altro, anche in pista, aveva il suo stile, era Marco Simoncelli, anzi, è e per sempre restera Marco Simoncelli.
Che Dio ti abbia in gloria giovane campione.

sabato 8 ottobre 2011

LE COSE CHE CONTANO...


Ogni tanto è inevitabile pensare al passato. Tutti noi, chi più, chi meno, ha dei ricordi a cui è legato, anche solo dei momenti, dei brevissimi episodi, degli aneddoti, che riecheggiano nella mente e che restano per sempre appiccicati al cuore.
Io ad esempio, ricordo come fosse ieri, e sono passati più di vent'anni, una frase del mio professore di matematica delle superiori.
Nello spiegare una materia piuttosto complessa ed intricata come quella delle "equazioni parametriche" il prof. ci disse che la matematica era un po' lo specchio della vita, ovvero consisteva nel distinguere "le cose che contano da quelle che non contano".
Affermava questa frase con un sorriso, come quasi sempre aveva stampato sul viso, con quella sua candida barba bianca e quell'accento marcatamente marchigiano che lo rendeva ancor più bonario di quello che era quando spiegava una materia alquanto noiosetta come quella.
Eppure, in quella frase, detta cosi', quasi senza farci caso, mentre spiegava le dinamiche di risoluzione di equazioni complesse, c'è una chiave di volta assai importante per le nostre esistenze.
E' ahimè evidente che di questi tempi non siamo più capaci di adoperare questa distinzione. Il primo sono io a riconoscerlo ma lo vediamo ahimè ancor oggi nella vita di tutti i giorni, in cui i media ci propinano dei modelli assurdi basati sul successo rapido, indolore, sgomitando a destra e a manca come una corsa impazzita per un posto in prima classe. Conta arrivare, guadagnare sempre di piu (attenzione, non ce l'ho coi soldi, tutti amiamo il benessere, è l'ossessione dei soldi che condiziona la mente e fa soffrire questo mondo occidentale il cui unico valore rimasto pare essere appunto, il danaro...)
Il rispetto degli altri, della sensibilità altrui, una carezza ad una persona che non chiede altro in cambio sono anch'esse "cose che contano" ma siamo troppo distratti da altre cose, siamo troppo distratti da noi stessi, dai nostri "obiettivi", dalla nostra prosopopea, quando forse dovremmo renderci conto che in fondo la vita non è solo "nostra" ma anche di chi ci sta vicino, aiutandolo, magari, anche solo con un sorriso, dicendogli che per noi è importante per come è.
Prima di sgomitare per un posto in prima classe,forse, occorre fermarsi un momento, riflettere, e distinguere le cose che contano, da quelle che non contano.

domenica 25 settembre 2011

IL SENSO DELLA VITA



Molte volte riflettiamo su questo concetto, sfruttato anche dai media in un noto programma televisivo, in realtà la madre di tutti i quesiti umani perchè significa comprendere essenzialmente il motivo per cui siamo qui, e per cui disponiamo del nostro tempo in questa esistenza terrena.
Per alcuni il senso della vita è cercare di ottenere il risultato ed il massimo del beneficio in questa vita terrena non credendo alla risurrezione dell'anima. Per questo motivo ritengono necessario, se non imprescindibile, prodigarsi con ogni mezzo, lecito ed illecito, per raggiungere il proprio fine.
Per altri il senso della vita è invece credere ancora nell'amore, inteso come sentimento universale che è l'unico vero motivo per cui siamo in questo mondo. Un dono incredibile che ci è stato dato, per chi ci crede come me da Dio, per chi non ci crede dal destino o dalla casualità, ma esiste, c'è, e questo è innegabile.

A questo punto, in assoluta buona fede, mi pongo io un altro quesito: ista la possibilità di poter disporre di una tale fonte di gioia, perchè non sfruttarla?

Forse anche il concetto di "senso della vita" cambierebbe.

domenica 18 settembre 2011

MARE MIO


L'estate sta per salutarci. I suoi colori, i suoi profumi, lasciano inevitabilmente spazio a quelli dell'autunno che senza perdere tempo si è presentato con i suoi nuvoloni carichi di pioggia, quasi ad avvertire, con prorompenza e sicurezza, il suo arrivo ormai imminente.
Di questa estate appena trascorsa mi mancherà tanto il mare, quel senso di infinito che trasmette in me e penso a tutti noi. Il mare è il simbolo della mia libertà, dei confini che non esistono, di quei gabbiani che volano senza pensieri e senza paura, mentre la brezza li accompagna su quella tavola blu a volte un po' agitata dalle onde che l'attraversano.
Il profumo della salsedine, l'odore acre dei solari abbronzanti, mi mancherà anche quello in un'attesa per ritrovarti ancora la prossima estate, più forte di prima, più imponente di ieri, più libero che mai, nell'infinito che per me rappresenti.

sabato 27 agosto 2011

LO SCIOPERO DI PULCINELLA, LE MASCHERE DI UN TEATRINO RIDICOLO


Oggi sarebbe dovuto iniziare il massimo campionato di calcio, l'oppio dell' italiano medio (per tanti anni anche del sottoscritto, che ora segue con passione assai piu distaccata) che da sempre regala emozioni e soprattutto distrazioni ad un popolo che si trova in questo momento ad affrontare dei durissimi sacrifici per una crisi economica che ahimè non coinvolge solo il nostro paese.

Come tutti sanno, la prima giornata è stata rinviata, perchè l'Associazione dei Calciatori ha deciso di non giocare non riuscendo a trovare un accordo con la Federcalcio e con la Lega Calcio.
Attenzione, è chiaro il mio scritto: "ha deciso di non giocare", non di "scioperare". Da che mondo e mondo lo sciopero è uno strumento di protesta con cui non si esercita la prestazione lavorativa e si rinuncia all'emolumento percepito per quella prestazione.
No, i calciatori sono riusciti in qualcosa di diverso, a creare un precedente unico nella giurisdizione in tema di Diritto Del Lavoro: lo sciopero "mascherato", oppure "fittizio", ovvero non lavorare, continuare nello stesso tempo a "lavoricchiare" (per chi non lo sapesse, oggi alcune squadre di serie A giocano in amichevole, due di esse pure fra di loro, mi chiedo fino a che punto si può arrivare a coprirsi di ridicolo) in una giornata in cui dovrebbero assentarsi dal lavoro, e al tempo stesso a prendere i soldi, quei pochi spiccioli all'anno che vengono pagati, così pochi da dover rifiutare il versamento del contributo di solidarietà.

Non amo il qualunquismo, detesto le proteste tanto per protestare e lo sparare nel mucchio perchè va di moda contro ogni istituzione...
Ma è ridicolo che in questo paese, oltre alle caste che già conosciamo si sia unita anche quella dei "pedalatori" della pedata (Gianni Brera me la concederà NDR), i quali hanno le loro ragioni, più o meno condivisibili, per quanto riguarda l'articolo 7 ed eventuali abusi delle società (che sono comunque ostaggio dei procuratori e dei calciatori stessi... una volta, basta chiedere ai giocatori degli anni settanta e ottanta, le società decidevano dove piazzarti dall'oggi al domani e loro si adeguavano senza fiatare...) a cui nessuno punta il fucile per costruire rose da trenta o piu calciatori, così, tanto per fare collezione di figurine e costringere i "malcapitati" (vorrei essere io il malcapitato con quello stipendio...)ad allenarsi a parte fuori dal resto del gruppo degli "eletti".

Tutto questo però non giustifica quanto sta accadendo. Un'altra occasione persa, un altro passo per chi scrive verso il lento abbandono di questo sport. Ma ancora resisto. Amo troppo il gesto tecnico, il sudore in campo, la contesa sul terreno di gioco. Ma come tutte le cose, tutto ha un principio e tutto ha una fine. Spero solo che la fine non sia già arrivata. Di certo, il colmo del ridicolo è stato raggiunto.

martedì 23 agosto 2011

C'ERA UNA VOLTA IL TENNIS...


Il tennis è uno sport meraviglioso. In un racconto che scrissi alcuni anni fa lo definii come la più calzante metafora della vita. Da tempo poi pensavo di dedicargli un contributo nella mia isola di libertà.

Fatto sta che su suggerimento di un caro amico, riprendo questo mio spazio per scrivere di questa passione a cui ero molto legato ai tempi della mia infanzia ed adolescenza, e che oggi ricordo affettuosamente sperando un giorno di poterne decantare ancora le lodi come in quei giorni in cui trascorrevo interi pomeriggi davanti al video, nella speranza un giorno di poter emulare le gesta dei miei idoli del tempo, nell’ordine Mcenroe, Connors ed in ultimo Boris Becker.
Purtroppo, ancora una volta, vengo risucchiato inevitabilmente, ma direi anche dolcemente, dalla spirale dei ricordi e dall’inguaribile clichè secondo cui “una volta tutto era più bello, tutto era più romantico” etc etc etc…
Nel caso del tennis, come vedo dalle opinioni di molti miei amici, è ahimè realmente cosi’. Una volta era diverso, una volta era più bello, più appassionante, meno noioso. Piaccia o meno, purtroppo è la realtà. Mi sforzo quotidianamente di guardare del tennis maschile sui pochi canali in chiaro disponibili, e quando sono ospite da amici provo sui canali a pagamento a vedere qualche partita. Ci provo, dopo qualche sbadiglio e scuotendo la testa sono costretto a cambiare canale oppure a spegnare
Le ragioni del mio disamoramento per questo sport sono quelle che colpiscono in molti. L’evoluzione inarrestabile dei materiali unita all’ossessione per la preparazione atletica ha fatto sì che la velocità del gioco e la potenza smisurata abbia preso il sopravvento sulla tecnica ed il talento
Se a questo uniamo una carenza generazionale di straordinari talenti a parte Federer e pochi altri (mi perdonino gli appassionati di Nadal, ma ritengo il catalano un misto di straordinarie qualità atletiche e psicologiche più che tennistiche), il quadro è evidente agli occhi di tutti. Il gioco è noioso, ripetitivo, non si vede più una che sia una discesa a rete. A Wimbledon, ormai da dieci anni, nessuno fa più serve and volley se non in sporadiche occasioni. La velocità della palla è tale da impedire di scendere a rete sul servizio ed in caso di risposta dell’avversario il povero attaccante è impossibilitato ad effettuare la volèè se non da trequarti campo.
Nostalgia. Ed un pizzico di rabbia. Nostalgia per il tennis dei miei idoli di un tempo, come ho scritto all’inizio. Mi manca il servizio mancino ad uscire di Mcenroe, le sue voleè smorzate, i suoi tocchi deliziosi, persino le sue incazzature ingiustificate ed inammissibili, ma che erano parte del suo genio inimitabile. Mi mancano i tuffi di Bum Bum Becker, la classe infinita di Edberg, roba da poesia del tennis. Mi mancano poi i dritti anomali di Lendl, la regolarità di Borg e Wilander, mi manca il carisma ed il rovescio micidiale bimane di Jimmy Connors, la genialità di Henri Leconte.
Scusate se mi manca tutto questo a voi che amate il tennis moderno. Scusate se mi manca il tennis vero che non tornerà mai più.

sabato 23 luglio 2011

UN DONO TROPPO IMPORTANTE


Da oltre un mese non scrivo. E mi manca questo spazio che meriterebbe più attenzione e cura da parte mia. Mi prometto di farlo sempre, prima o poi ci riuscirò...
A parte questa doverosa premessa, sono successi alcuni fatti in questi giorni, due in particolare, che hanno suscitato l'interesse dell'opinione pubblica e anche quella di chi scrive in questo momento.
La tragedia del folle attentato ad Oslo ci fa capire come la mente malata di una persona possa distruggere in un secondo una vita umana. Non ci rendiamo conto, l'ho già scritto svariate volte, di come sia importante questo dono che abbiamo ricevuto da Dio. La vita è tutto. E in un amen, un pazzo nazista decide di togliertela perchè la sua mente bacata ha deciso che è ora di cambiare la Norvegia.
Ho sempre nutrito stima ed ammirazione per i paesi noridici, per la loro compostezza, il loro senso civico, il loro rispetto per ogni cosa e creatura. Da oggi ne avrò ancora di più.
Non ci sono parole, sono vicino al popolo norvegese, alle famiglie di quei poveri ragazzi che ora sono angeli del cielo.
La vita, ripeto, un bene così prezioso, da gustare ed assaporare con gioia in ogni momento. Chissà se Amy Winehouse avrà pensato questo, qualche volta, nel corso della sua breve esistenza terrena. Mi auguro per lei che ora abbia trovato in cielo quella pace di cui aveva certamente bisogno in terra. Un peccato, perchè avrebbe potuto essere felice già qui, aveva tutto per esserlo. Riposi in pace fra i grandi della musica che l'hanno preceduta, e la cui precoce fine, purtroppo, non è stata per lei d'insegnamento.

domenica 26 giugno 2011

I VERI DISABILI



Questa domenica di fine Giugno è l'ideale per poter stare fuori all'aperto in compagnia delle persone che ci fanno stare bene, per mettere da parte gli stress di una settimana lavorativa sempre frenetica, in attesa che arrivino le vacanze.
Ideale anche per farsi una bella corsetta al parco, cercando di far lavorare il proprio corpo rilassando la mente.
In attesa che anche per me arrivi quel sospirato momento, mi piace però pensare a tutte quelle persone che non possono però dedicarsi a queste edificanti attività.
Sto ovviamente riferendomi ai disabili, ai cosiddetti diversamente abili o portatori di handicap.
I disabili sono tantissimi, non sono andato a cercare su wikipedia quanti siano perchè non serve, perchè malgrado ci sforziamo di non vederli, li vediamo, e tanti, tutti i giorni davanti ai nostri occhi.
Non ci penso mai, siamo in tanti a non pensarlo, eppure non ci rendiamo conto di cosa significhi non poter piu camminare con le proprie gambe.
L'essere disabili implica una serie di limitazioni incredbili, eppure, malgrado ciò, in molti di loro ho incontrato una forza di volontà, un amore per la vita difficilmente eguagliabile da parte di noi "abili".
Un insegnamento costante il loro verso coloro che come noi stanno là a guardare, spesso presi dalla quotidianità alienante di tutti i giorni, lamentandoci per ogni minima cosa che non vada secondo lo schema prestablito dal nostro cervello, quel grande elaboratore di illusioni che va tenuto a bada con l'esercizio, basato su un allenamento costante alla felicità e all'amore per il prossimo.

Lo so, ma quanto è retorico questo Lofino che ci vuole fare la paternale, insegnare a vivere e a pensare ai poveri diversamente abili in carrozzina...
Nulla di tutto questo rispecchia l'intento del mio scritto.
Si tratta solo di un articolo, il mio pensiero, che dedico a loro, oggi.
Penso a loro semplicemente rendendomi conto che ancora molto deve essere fatto per la loro condizione, in particolar modo nella città in cui vivo, Milano, ancora molto indietro rispetto a tante capitali europee da questo punto di vista.
Sono convinto che i disabili meritino non solo il doveroso rispetto, ma anche più attenzione da parte dei media che purtroppo sembrano non avere spazio per loro (in realtà non lo vogliono trovare), se non in spordiche eccezioni su alcune televisioni locali. Mi piace in questo senso sottolineare la coraggiosa scelta di Fabio Ravezzani , direttore della redazione sportiva di due note emittenti locali nel Nord Italia, (TELELOMBARDIA ed ANTENNA 3) nell'affidare la conduzione di alcuni programmi sportivi ad un giovane giornalista diversamente abile.
Ricordiamoci infine sempre pur non avendo magari più le gambe, hanno in molti casi un cervello sopra la norma che usano benissimo, a differenza di noi cosiddetti "abili" che il cervello lo abbiamo, ma a volte lo teniamo in soffitta perchè potrebbe prendere aria e scombussolare il "casino" che abbiamo dentro.

lunedì 13 giugno 2011

UN PAESE UNITO. SULLA CARTA GEOGRAFICA



Non parlo mai di politica, chi mi frequenta conosce il mio background ma sa anche che sono un uomo libero, e soprattutto obiettivo, per quanto sia possibile esserlo in questo paese di fazioni, di dentro o fuori, di Guelfi o Ghibellini, ma questo lo avevo già scritto in un altro contributo...
Ieri il referendum ha dato un segnale importante. La gente vuole partecipare, e se possibile, decidere ( o illudersi di farlo ) il proprio futuro anche e quando si tratta della propria pelle... Poi si può interpretare il voto come un segnale contro il governo, non lo so, non faccio il politologo, in questo momento l'Italia mi sembra lo specchio di quella calcitstica, ovvero un paese di cinquantaseimilioni di commissari tecnici e di cinquantaseimilioni di politologi.
Più di una volta dissi che non ho sentimento patriottico. E' una mia scelta, non nutro un viscerale amore per la patria perchè per il sottoscritto contano le persone, e non il luogo in cui uno nasce. Potevo nascere a Tuscaloosa in Alabama, a Bali, o a Stoccolma, io sono sempre io per i valori che mi hanno formato, per la famiglia (meravigliosa, accidenti ho parlato di me...mannaggia...) in cui sono cresciuto, che Dio ha voluto in Italia e che pertanto accetto con serenità.
Questo non vuol dire che io odi l'Italia, che resta un paese bellissimo ma pieno di problemi irrisolti, contraddittorio, diviso a metà ( mi spiego meglio a scanso di equivoci: unito morfologicamente ma chiaramente diviso dal punto di vista economico).
L'Italia unita è un sogno realizzato solo sulla carta. Siamo divisi su tutto, e questo purtroppo è il problema più grosso da risolvere.

sabato 11 giugno 2011

TUTTO COME ALLORA, OLTRE LA MACCHINA DEL TEMPO


Mi sono spesso chiesto quale fosse il reale significato della parola “amicizia”. Avendo conosciuto tante persone nella mia vita, il confine tra la semplice conoscenza e l’amicizia vera spesso è labile, pertanto spesso si ricorre alla lettura dei manuali, oppure di alcuni testi di saggistica, per riuscire ad avere un’idea più chiara di questo sentimento, come se poi un testo scritto potesse mai realmente esprimere una gioia cosi forte come quella di un’amicizia vera.
In tutta onestà non mi son mai realmente chiesto cosa fosse realmente l’amicizia al di là di analizzarne il significato etimologico. L’amicizia la vivevi , la sentivi, tutti i giorni, oppure qualche volta al giorno, e ti accorgevi della sua presenza, della sua forza,anche solo in una telefonata, oppure, con le tecnologie moderne, con un semplice messaggino.
Oggi finalmente posso dare però anche una risposta a questa domanda andando oltre il significato piu strettamente letterario del termine. Amicizia è quando ti rivedi dopo tanti anni e sembra che sia passata una settimana. La macchina del tempo ha solo fatto scorrere le lancette ma non ha fermato la forza che unisce: tutto sia come allora, la stessa intesa, lo stesso feeling, la stessa voglia di stare insieme.

martedì 7 giugno 2011

LA FORZA DELLA FAMIGLIA


Se c'è una cosa che mi riempie di gioia è vedere che ancora in molti credono nella famiglia.Composta da una coppia di fatto, o da una coppia sposata, a me poco importa, quello che conta è che si abbia ancora la voglia di stare insieme e di condividere l'amore per i figli, il sale della nostra vita, la più grande gioia che si possa avere in questa nostra avventura terrena.
La famiglia è l'unione di tutto, la base di tutto. Madre Teresa diceva sempre che è impossibile credere nella pace se prima non riusciamo a crearla all'interno delle nostre famiglie, nel nostro piccolo mondo quotidiano.
Quanto aveva ragione questa donna illuminata, piena di coraggio e di speranza. La speranza è quella di credere in un futuro migliore insegnando ai nostri figli l'arte virtuosa del dare, e quella ancor più difficile, forse, del rinunciare.
E' la vera sfida di questo millennio. Credere nei rapporti, credere nel sacrificio, credere nelle unioni. Saper affrontare le difficoltà con forza, uniti. E questa forza solo la famiglia può darla.
Non è mia intenzione entrare nel merito delle parole del Papa, non spetta a me farlo, ognuno ha il proprio ruolo, il mio, di gran lunga inferiore al suo come missione e responsabilità, è quello di scrivere il mio pensiero in questo spazio libero. Ci sono matrimoni che sono degli inferni, coppie di fatto che sono paradisi. E viceversa. Ci sono persone che vivono da sole e che conducono un'esistenza assai piu gratificante, e meravigliosa, di altre che si sono unite in matrimonio non avendo ben chiaro, forse, cosa significhi fare una famiglia. Conta credere nei progetti, in un progetto chiamato famiglia, l'unione che da un senso alle nostre vite.

lunedì 6 giugno 2011

L'ALBERO DELLA CUCCAGNA


Si trovavano ogni giorno all’albero della cuccagna. E non si sa poi perché lo chiamassero così, un semplice alberello in mezzo ad una piccola distesa di verde in un quartiere milanese periferico. Eppure per loro era tutto.
Si trovavano più o meno verso le tre del pomeriggio, finita la scuola, e si sedevano ai suoi piedi, contando i rami che in piena primavera si caricavano di fiori e frutti profumati ed intensi, come i loro sguardi di adolescenti ancora ingenui di fronte ad un compagno inanimato, ma cosi’ forte, poderoso, nel suo silenzio incoraggiante.
Discutevano di tante cose davanti a quell’albero, passavano interi pomeriggi a chiacchierare di ogni tipo di argomento, di come le loro vite sarebbero state in futuro. Gli accordi erano chiari. Per ogni ramo accarezzato, un desiderio da raccontare. Se poi cadeva il frutto, il desiderio si sarebbe esaudito. Era un fatto certo, nessuno avrebbe mai potuto dire il contrario. Era il loro gioco, il loro desiderio. Era l’albero della cuccagna.

mercoledì 1 giugno 2011

IL PALLONE SGONFIATO



Forse qualcuno si era illuso che dopo Calciopoli ( triste episodio del nostro calcio su cui peraltro non si è fatta luce completa ) il mondo del pallone fosse improvvisamente diventato un'isola felice in cui moralità, correttezza, rispetto e fair-play avevano finalmente preso piede, lasciando da parte, magari non per sempre, pastette, inciuci, cori violenti, tafferugli e scommesse più o meno clandestine...

Non è stato così.

La notizia la conosciamo tutti, ora aspettiamo che le indagini, come dicono coloro che sanno realmente scrivere bene, facciano il loro corso. Quello che so è che il quadro agli occhi di chi legge, come il sottoscritto, è desolante sotto ogni punto di vista.
Impensabile pensare che un campionato di serie B, ormai praticamente abbandonato a se stesso per la pochezza del livello tecnico che lo contraddistingue, per la scarsità di risorse economiche che lo regge in piedi, potesse riuscire ad andare avanti e ad essere immune da intrecci più o meno leciti. Ma mai, ripeto, mai, ci si sarebbe forse aspettati che decine e decine di partite potessero essere condizionate, anche nel solo tentativo, ai fini di far fruttare denaro agli scommettitori e ai calciatori corrotti coinvolti...
L'aspetto che più mi rattrista è pensare che dei calciatori, a loro insaputa, siano stati "drogati" con degli ansiolitici per fare in modo che la combine organizzata da altri calciatori con gli scommettitori portasse al risultato prestabilito. Trovo tutto questo di uno squallore indicibile, ancor peggio della scommessa illecita di per sè già ingiustificabile, perchè in questo caso la salute dei calciatori inconsapevolmente "dopati" è stata messa a dura prova.
Sono molto sorpreso del coinvolgimento di Beppe Signori, uno che ha fatto 200 gol in serie A ( ahimè era anche il soprannome con cui pare si coprisse la sua identità nelle intercettazioni telefoniche finora considerate), uno che ha lasciato il segno sul campo,che ha fatto la storia del nostro calcio giocato, nel bene, e che ora, fuori dal campo, rischia di rovinarsi la vita presente e futura,oltre che il suo glorioso passato, per sessantmila euro. Di disonore.
Confidiamo nella giustizia e nella presunzione d'innocenza. Speriamo in questo, o perlomeno illudiamoci che sia così.

lunedì 30 maggio 2011

SAPER SCEGLIERE



In attesa di preparare il mio articolo sul mio personale modo di vivere la fede,
non posso non fare a meno di notare che coloro che sentono la presenza di Dio vicino a loro, sono persone illuminate, all'apparenza piu serene, e forse non solo all'apparenza...

La serenità deriva dalla consapevolezza della missione per la quale siamo stati creati. Ogni tanto, nei miei pensieri, anche nelle situazioni più impensabili, magari mentre sono sotto la doccia, ci penso.

Credo che la vita sia una sfida che sia stata concessa all'uomo da qualcuno molto più in alto di noi. Sta a noi decidere come disporne, e come approcciarsi a questa avventura. Sta a noi capire cosa ci fa stare veramente bene, se scegliere la strada più semplice, quella del male, o quella del bene, irta di difficoltà, di sacrifici, di umiliazioni qualche volta. Ma di immense gratificazioni che solo l'amore è in grado di dare. E per me l'amore è Cristo, la sua vicenda umana di Dio che si fa uomo per noi, e tutte le peripezie a cui è andato incontro, tutti gli ostacoli, le umiliazioni, le incomprensioni, sono poi lo specchio di questa scelta.
Spetta solo a noi quindi scegliere.

Buon inizio di settimana a tutti

venerdì 27 maggio 2011

GUELFI E GHIBELLINI , DENTRO O FUORI...



Mi piacerebbe scrivere qualcosa di diverso…in questi tempi così diversi, così strani…tempi da dentro o fuori, da Pisapia o Moratti, da bianco e nero…
Sono passati tanti secoli dai Guelfi e Ghibellini di cui Dante narrava le gesta nel suo massimo capolavoro e ci ritroviamo ancora oggi a scannarci per questioni politiche, non capendo che i politici ormai non comandano più su nulla, non decidono forse più nulla, manovrati da interessi economici di più ampio raggio che forse nemmeno conosciamo e di cui ci si vuole tenere all'oscuro... Ma non sono qua per fare il no global o dietrologia spicciola, siamo in democrazia e ognuno è libero di pensarla come meglio crede e di votare per chi ritiene opportuno.

A me tutto questo non interessa più da tanto tempo.

Ho in mente di scrivere qualcosa legato alla fede. E’ un argomento delicato, difficile, personale in questo che originariamente voleva essere uno spazio asettico, impersonale, ed inevitabilmente non può piu’ esserlo appieno. Chi se ne frega.
D’altronde il blog è mio e ci scrivo quello che voglio io.

sabato 30 aprile 2011

CALIFORNIA DREAMIN'...


Ci sono dei momenti in cui è bello pensare di vivere in un'altra realtà, lontano dalle persone che conosci, cambiare vita, luoghi, abitudini, ed in un certo senso anche identità.
Molte persone lo fanno, "Chi L'Ha Visto" ci ha costruito annate di fortunate trasmissioni recuperando spesso persone che hanno scelto di staccare, di cambiare vita, di allontanarsi per un motivo o per l'altro.
Ma poi tutto questo a che serve? la tua anima non è poi sempre la stessa?

Oggi ascoltavo una bellissima canzone del passato, "California Dreamin'" dei Mamas and Papas. La mia mente durante l'ascolto vagheggiava spiagge dalla sabbia superfina, biondone californiane in costume intero stile "Baywatch" con annesso sorriso Durbans 32 denti, gente che gioca a beach volley.

Nella traduzione in italiano dei Dik Dik, il pezzo faceva: " Il sogno California...e un giorno io verrò"...

E quel giorno magari arriverà. Mai dire mai...

Buona domenica a tutti

lunedì 25 aprile 2011

eclisse di parole...

Ci sono dei momenti in cui è meglio eclissarsi, lasciare spazio al silenzio, alla magia dell'oblio, piuttosto che scrivere, parlare, e rendersi ridicoli, banali e magari inopportuni.
E' un po' l'insieme delle sensazioni che provo ogni volta che entro nei social network, uno in particolare...

E allora lasciamo parlare il silenzio

domenica 10 aprile 2011

ALLUCINAZIONI AUDIOVISIVE DI TIPO ELETTORALE...




Nel passeggiare in questa Milano dal cielo azzurro che più azzurro non si può (e godiamocelo finchè ci è concesso, e soprattutto finchè dura!) non ci si può non accorgere come di punto in bianco, quasi per magia, la città sia tappezzata di cartelloni raffiguranti i volti dei candidati per le prossime elezioni amministrative. Sono dappertutto, di tutti gli schieramenti, di tutti i gusti, uomini, donne (poche), giovani (pochi), vecchi (tanti)…
Mi ero proposto in questo spazio di non parlare di politica perché la detesto cordialmente. Rappresenta il gioco del compromesso, del “io do a te qualcosa se tu dai a me qualcos’altro”, in pratica l’estetica del tutto ciò a cui io non credo. Ma in questo caso il mio sarà solo un viaggio trasversale, senza influenzare nessuno al voto (non mi interessa, non sono pagato per questo, non è compito mio) ma solo per riflettere insieme sul momento che stiamo vivendo.
Chi ha qualche annetto in più come il sottoscritto si ricorderà dello spassosissimo film “Fantozzi Subisce Ancora” , uscito nel 1983 (fare attenzione alla data, è molto importante) in cui l’impiegato medio italico vittima di tutte le sfighe umane possibili, bersaglio dei colleghi, sfruttato sul lavoro a più non posso e con una moglie brutta ed oggettivamente avvilente, si butta a capofitto nel tourbillon mediatico generato dalle elezioni politiche del tempo . Una scena comico-grottesca che tutti ricordiamo,con Fantozzi che prima in edicola fa razzia di quotidiani, e poi davanti al video, col telecomando già allora sovrano strumento del potere domestico, resta obnubilato da facce, pensieri, parole, slogan politici di ogni genere che lo conducono a soffrire, citando le parole stesse del film, di “allucinazioni audiovisive…” .
Il tutto si conclude poi in cabina di voto, con il “sublime” rumore dello sciacquone tirato dopo un’ora di meditazione elettorale, a chiusura di una delle scene piu divertenti in assoluto della saga fantozziana.
Ho rimandato a questa divertente citazione cinematografica per proporre un parallelo con la società di oggi, trascorsi quasi trent’anni da allora. I canali si sono moltiplicati, i giornali (anche se non la passano un gran bene)pure, le cabine elettorali sono sempre più o meno le stesse..

Ma... le facce sono cambiate? Gli slogan sono cambiati? Gli italiani sono cambiati? E noi continuiamo ancora a tirare la sciacquone? (a casa spero proprio di si per voi!! :-)
Con queste simpatiche riflessioni auguro buona domenica a tutti

venerdì 8 aprile 2011

POSSEDERE TUTTO PER NON POSSEDERE NULLA



In questa primavera che sembra più estate (non mi lamento, godiamoci questo cielo e questo clima meraviglioso insolito a Milano) volevo oggi fermarmi un momento a parlare di un tema tanto caro a noi occidentali, figli della cultura del superfluo che fin da bambini ci ha reso inevitabilmente, ed ahimè piacevolmente, schiavi dei beni materiali e degli oggetti.
Mi riferisco allo smisurato senso del possesso, all’ eccessivo attaccamento alle cose e alle persone a cui siamo soggetti da sempre.
Stamattina, mentre facevo colazione, ascoltavo le solite tristi notizie al telegiornale e fra le tante mi ha colpito la vicenda della povera ragazzina massacrata a sassate dal fidanzatino diciassettenne per motivi di gelosia. Sono rimasto con il cucchiaio fra la bocca ed il tavolo per un po’ di secondi, attonito, quasi inerme nel pensare quanta violenza possa generare nell’animo umano questo tipo di sentimento, oltre ovviamente al dolore che provo a pensare alla famiglia di quella povera ragazzina che lotta fra la vita e la morte.
Col passare del tempo mi accorgo sempre più che in realtà non posseggo niente. Non possediamo nulla davvero, perché né le cose, né le persone, ci appartengono. L’attaccamento morboso ad entrambe genera sofferenza, perché inevitabilmente si perdono sia una sia l’altra, è solo un fatto di tempo, e quando questo accade, si soffre, e non siamo abituati.
Quando i buddisti dicono che il desiderio è un circolo vizioso, e quando hai un oggetto, dopo un po’ di tempo, non lo guardi più perché ne vuoi un altro, magari di diverse caratteristiche, e poi un altro ancora….beh, sfido chiunque a negare che non sia vero!! È così! Spesso non siamo più capaci di godere di ciò che abbiamo, senza rimanerne schiavi per poi passare a qualcos’altro, poi a qualcos’altro ancora tenendoci stretti il tutto ma senza realmente capire il valore di ciò che abbiamo, e soprattutto, come già detto prima, senza voler capire che inevitabilmente prima o poi li perderemo.
Tanto vale allora non dare troppa importanza alle cose, agli oggetti, e vivere ogni momento con naturalezza, con leggerezza, liberandoci da quell’eccessivo senso di possesso che ci imprigiona alle cose, e cosa ben più grave, alle persone, impedendoci di essere realmente liberi.

domenica 3 aprile 2011

FEBBRE DI PRIMAVERA, VOGLIA DI COLORI...




I colori ed i profumi della primavera si fanno strada in questa prima domenica d’Aprile. E che bello vedere la gente che si stacca dal computer o dal rincoglionimento televisivo dei contenitori pomeridiani domenicali, per uscire, farsi un pic nic all’aperto, godere di aria (più o meno pulita) e tentare di fare quello che per vari mesi all’anno non riescono a fare: comunicare.
Abbiamo un po’ perso il gusto di guardarci negli occhi. Il computer, di cui anche il sottoscritto fa uso e a volte abuso (quindi non mi auto assolvo dalla categoria!) è uno straordinario mezzo di comunicazione, utilissimo per stringere amicizie e cementare quelle che magari per distanza è impossibile alimentare quotidianamente, ma…
Ma niente può sostituire la bellezza e la pienezza di un incontro, dello stare insieme, ridendo, parlando viso a viso. “Viso a viso”, questa espressione un po’ così che fa rimandare ad un bellissimo e storico motivo degli anni ottanta (“face to face, heart to heart”) è proprio quello che ci vuole, perché gli occhi, oltre a dire molto più delle parole stesse, rafforzano le espressioni, le rendono compiute e spesso trasmettono la sincerità dei concetti.
Bambini che corrono e giocano a pallone, genitori in bicicletta, spesso con tenute fantozziane ma comunque divertenti e godibili nella loro spontaneità, lo specchio dell’inverno che se ne va e la primavera che porta colori, luci, e soprattutto speranza e gioia.
Uscire, stare all’aria aperta, divertirsi, fare sport. E godersi la bella stagione ritrovando la voglia di stare insieme.
Buona domenica a tutti.

sabato 19 marzo 2011

RADIO CHE PASSIONE...


E' da qualche giorno che volevo tornare a scrivere, ma impedimenti di vario genere nonchè seri problemi familiari me lo hanno impedito. Poco male, sono ancora qua per impegnarmi nella mia passione preferita, la scrittura.
Avrei voluto scrivere dell'immane tragedia giapponese, ma anche una mia parola sarebbe stata superflua in un contesto generalizzato in cui tutti esprimono giudizi su argomenti, vedi il nucleare, su cui in pochi sono a conoscenza della situazione reale. Sta di fatto che il mio cuore, o buona parte di esso, è in Giappone, e la mia ammirazione per la compostezza del popolo giapponese nell'affrontare un'immane sciagura è assoluta. Serietà, laboriosità, rispetto, tenacia ed infinita capacità di autocontrollo. Imparare da loro please, ed in fretta, per dare un valore reale alla festa dell'unità d'Italia, a quel patriottismo di cui in molti ora si ricordano forse per motivi di comodo, ma lasciamo correre, nel mio spazio non vado contro nessuno ma cerco solo spunti di riflessioni ed immagini di luce, non ombre.
In questo mio intervento mi occupo invece di qualcosa di più "leggero", ma non per questo meno interessante o di poco valore. Uno strumento che ha cambiato le nostre vite oltre un secolo fa, che ci fa compagnia al buio lasciando spazio alla nostra immaginazione, permettendoci perchè no di sognare come ha fatto per tanti anni ai suoi fedeli ascoltatori. Sto parlando ovviamente della radio.
Oggi la radio è quasi confinata da parte, un po' dimenticata, fagocitata da quel carrozzone tritatutto mediatico che è la televisione ed ahimè, internet.
La radio è il fascino dell'immaginazione, la forza di una voce e calda penetrante di uno speaker che ti entra nella testa e pure nel cuore, alternata a della buona musica che già di suo genera tali sensazioni.
Con l'avvento del digitale terrestre, è possibile ora vedere (non farò pubblicità ai network, uno in particolare, che lo fanno perchè non ne hanno bisogno) anche la radio in tv, e questo è il segno che i tempi sono cambiati, la radio si è modernizzata secondo alcuni, secondo altri invece sta perdendo la sua identità in questa fusione di "ruoli" fra video ed immagini.
Non so quale delle due "correnti" di pensiero abbia ragione. Ogni tanto mi capita di ascoltare la radio, specie in macchina, e tutto sommato, a differenza della sorella televisione, qualche programma ben fatto c'è ancora, ma sono sempre meno, e guarda caso ci sono al timone delle trasmissioni gli speaker più esperti, quelli che la radio la sanno fare alla vecchia maniera, creando "passione".
La mia radio non è certo quella delle volgarità gratuite, degli scherzi beceri, ma una radio che alterna della buona musica di qualità a professionisti del microfono.
Nella radio che mi manca, (perdonatemi la voluta ripetizione) mi manca il grande Fausto Terenzi, uno dei pionieri dalla radio, ingiustamente dimenticato da qualche anno a questa parte.. Ed io sfrutto le ultime righe di questo mio intervento, in questo mio spazio in cui scrivo quello che voglio in piena libertà, affinchè Fausto possa tornare in una radio importante a fare quello che lui ha insegnato praticamente a tutti da tanti anni a questa parte: la radio, elettrodomestico con altoparlanti generatore di passione

mercoledì 2 marzo 2011

TOO MUCH INFORMATION



Correva l'anno 2002. Tornavamo dall'incontro dei giovani per la comunità di Taizè in quel di Parigi, ed un mio vecchio amico, poco prima di arrivare a Milano dopo numerose ore di pullman, mi disse : "Non voglio tornare in Italia, pensare ai soliti media italiani che parlano di bambine centrifugate nella lavatrice..."
Io al momento rimasi sbigottito, da un lato mi veniva da sorridere, poi capii che lui diceva sul serio, eppure per un certo periodo di tempo non riuscii a comprendere il senso di quel discorso apparentemente stupido.
Ora, a distanza di quasi dieci anni, mi rendo conto di quanto avesse ragione, e di come l'imbarbarimento mediatico non guardi piu in faccia niente e nessuno.
Per questo motivo non scrivo della tragica vicenda di Yara, preferisco tenermi il suo ricordo nel cuore anche se non l'ho mai conosciuta personalmente. E' il momento ora delle indagini televisive, delle ricostruzioni, dei perchè, dei "se", dei "ma", e tutto finisce nel tritacarne mediatico, lo stesso di Cogne, di Avetrana, di Garlasco. Ed il dolore della famiglia merita invece rispetto, e come ho scritto nel mio intervento di ieri, doveroso ed obbligatorio silenzio.
Molti anni fa uno dei miei gruppi preferiti, i Duran Duran, pubblicarono un brano che non ebbe molto successo, ma fu precursore di quello che sarebbe avvenuto nell'ambito dell'informazione televisiva globalizzata nel terzo millennio. Correva l'anno 1993, la canzone s'intitola "Too Much Information", e riporto sia il video:

http://www.youtube.com/watch?v=0tbVPpeUUW8

ed il testo:

Destroyed by MTV I hate to bite the hand that feeds me so much information
The pressure's on the screen to sell you things that you don't need
It's too much information for me
Hey TV child look into my eyes here by intervention I want your attention
Promotion boy in a suit and tie he wants you to use it you're too shot to lose it
It's pumping down the cable like never so before
A cola manufacturer is sponsoring the war here comes the news with with love from me to you

>Destroyed by ABC I hate to bite the hand that feeds me so much information
The pressure's on the screen to sell you things that you don't need
It's too much information for me
Turn on the tube hits you with a groove advertising music we want you to choose it
These teeth are white trainers ultra-bright this band is perfect just don't scratch the surface
We've covered all the angles the survey people say
Just put us on the cover we'd be smiling anyway this video was made with love for you

Destroyed by BBC I hate to bite the hand that feeds me so much information
The pressure's on the screen to sell you things that you don't need it's too much information
Destroyed by MTV I hate to bite the hand that feeds me so much information
The pressure's on the screen to sell you things that you don't need
It's too much information for me

Dialate your mind (repeat) Gotta give it to me gotta listen to me gotta give in to me now I'm on the line
Gotta give it to me gotta listen to me gotta give in to me now I'm in your mind
I try (information) yes I try (too much information)
Why should I try (information) cause I try (too much information)
Gotta give it to me gotta listen to me gotta give it too me

martedì 1 marzo 2011

ELOGIO DEL SILENZIO


“Hello darkness my old friend, I come to talk with you again…”
Questo era l’incipit di un noto brano di Simon & Garfunkel, “The Sound Of Silence”, da cui traggo spunto per tessere le lodi di un compagno di vita importante, un elemento che nella frenesia della vita quotidiana risulta essere divenuto imprescindibile nel le sue ormai rare apparizioni.
Mi riferisco chiaramente al silenzio, a quei momenti di silenzio che per chi vive in una grande città come il sottoscritto, o lavora in luoghi estremamente caotici , sono necessari per poter staccare da una vita così frenetica da renderci sempre più simili a degli automi senza controllo.
Il silenzio è necessario per far riposare l’anima, e per poter avere quel dialogo necessario, per chi ci crede come me, con Dio, sfruttando quello strumento straordinario di dialogo con il Padre Celeste che è la preghiera.
Come non pensare poi alla necessità del silenzio per vivere il proprio rapporto con la natura, specie se si ha la possibilità di frequentarla e di viverla a stretto contatto. Lo scorso week end mi sono svegliato con la visione delle montagne ancora imbiancate, ho aperto la finestra ed osservavo compiaciuto il composto ed ordinato spettacolo della natura nel suo silente presentarsi ai miei occhi.
Il silenzio tiene a bada la mente nel suo instancabile muoversi senza controllo fra un pensiero e l’altro, spesso ahimè tendenti alla negatività e al pregiudizio. Nel silenzio, si possono trovare le forze per cambiare, al fine di sfruttare quelle nostre risorse che non conosciamo o che non valorizziamo. Il silenzio aiuta a modificare quel software basato su abitudini errate, quella concezione del mondo che da una visione negativa delle cose, porta a ribaltarla completamente fino ad essere veramente padroni di sé, in silenzio, con un sorriso, che si sa spesso vale più di mille parole, come dicevano una volta…

domenica 20 febbraio 2011

LA VERA LIBERTA'...


Non vi è cosa peggiore della maldicenza e della cattiveria gratuita, quella proprio fine a se stessa, tanto per infierire su chi è più debole, su chi addirittura non c’è più.
Non vi è cosa peggiore della tendenza tipicamente umana del volersi sostituire a Dio quali giudici sovrani dell’operato altrui.
Crediamo di essere infallibili, di non avere macchie, ma ne abbiamo parecchie e facciamo di tutto per nasconderle con delle toppe grossolane, non considerando che prima o poi esse riemergono e dilagano su tutto il tessuto umano, deturpando la faccia, ma soprattutto, l’anima.
Facebook è diventata l’ agorà virtuale del terzo millennio. Ci vado anche io, troppo spesso anche se sto cercando di limitare i miei ingressi per non rimanerne dipendente. In questo strumento tutti scrivono in piena libertà quello che vogliono, senza freni, senza limiti, non tenendo conto della sensibilità altrui.
Per me libertà di parola significa libertà d’espressione, ma non di offesa, agli uomini, e soprattutto a Dio. Ed è stato così che nell’arco di poche ore, nella grande piazza virtuale, mi son imbattuto in bestemmie (scritte da una donna, e la cosa è avvilente, mortificante e desolante) ,insulti gratuiti ed espressioni di gioia per la morte di una persona , famosa peraltro, ma questo ha un’importanza relativa se non minima.
Però da molte persone ho trovato supporto, conforto, ed un sostegno virtuale che mai mi sarei aspettato. Sono questi momenti di vera solidarietà che mi spingono ad avere sempre una visione gioiosa, positiva e solare della vita. Arrendersi mai, e credere in quei valori che malgrado tutto ci sono ancora.

domenica 30 gennaio 2011

LA FORZA DEL CAMBIAMENTO



Cambiare. Tutto è in continua evoluzione. L'importante è mantenere sempre una propria identità, credendo nei giusti valori, ma cambiando le proprie abitudini, e se necessario anche le proprie credenze.
Certo, questo non vuol dire essere dei voltagabbana, una linea di coerenza va sempre mantenuta, conservata, altrimenti si rischia di diventare dei saltimbanco del pensiero, e questo non va bene...
Credere nelle proprie idee ma altresì mai ancorarsene col chiavistello. Perchè laddove crediamo di avere ragione noi, spesso potremmo scoprire di essere nel torto.
Ciò che conta realmente è non farsi mai avvolgere dalle tenebre per rimanere dei guerrieri di luce
Buona settimana a tutti.

domenica 9 gennaio 2011

VIVERE E SORRIDERE PER LE CAUSE GIUSTE, ELIMINARE IL SUPERFLUO

Mi rendo sempre piu conto che la felicità la creiamo noi dentro noi stessi, con le immagini che la nostra mente si rappresenta delle situazioni. Spesso esse ci appaiono come dei fardelli insormontabili, ma in realtà sono solo immagini negative ingigantite che noi ci creiamo. Questo articolo è scritto ora anche come esercizio per chi ne parla, sperando possa essere da insegnamento non solo per me stesso, ma anche per chi legge.
Guardandosi intorno si vede come la vita sia piena di gente che vive così tanto perchè una vita gli è stata concessa, ed è assolutamente schiava degli eventi, ed i propri stati d'animo sono condizionati dalle cose, dalle situazioni a cui danno un'importanza esagerata. Non sto giudicando nessuno, non spetta a me farlo, è solo una constatazione che da un certo punto di vista mi vede ahimè a volte direttamente chiamato in causa
Oggi ascoltavo un intervento di Raffaele Morelli nel suo blog, e mi accorgevo di quanto vero fosse quello che dicesse. Il noto psicoterapeuta affermava di quanto fosse importante distanziarsi dalle cose, dalle situazioni, dagli oggetti, per non rimanerci "sotto". Questo non vuol dire ovviamente scappare dalle situazioni, solo affrontarle nel modo giusto, con positività, ma senza rimanerne dominati.
Oltre a questo sono sempre più convinto che nella vita bisogna fare le cose che ci facciano stare bene, quelle che in noi provochino reale gratificazione, che illuminino il nostro cuore.
Troppo ciarpame, troppe cose inutili, troppo tempo perso a pensare a cose inutili o ad affannarsi per cose inutili. Il giusto peso alle cose, lo spazio maggiore per le cose veramente importanti, per le attività del cuore.
Ci saranno dei cambiamenti anche personali, nella gestione di alcune mie passioni, una in particolare. Sento che è il momento, è da un bel po' che ci penso, e quel momento è arrivato.
Mentre scrivo suona Chopin, ed è bellissimo scrivere con questo sottofondo. Auguro quello che sto provando io ora a tutti voi che leggete.
Buona serata.

sabato 1 gennaio 2011

2011: ANNO DI PACE



Buon anno. Spero di poter aumentare i miei contributi quest'anno, nel 2011, magari abbreviandoli, ed è il mio auspicio per questa che è la mia isola di libertà.
C'è poco da dire, il 2010 è stato un anno difficile ma di cui guardo i lati positivi, perchè tutte le difficoltà incontrate mi hanno aiutato a crescere, a diventare più uomo, a diventare più forte. In genere cerco sempre di non parlare dei miei fatti personali in questo spazio, ma è il primo dell'anno e credo mi possa essere concesso.
Auguro a tutte le persone che conosco la pace. Una parola di cui non si conosce il reale significato, lo si interpreta magari associandolo solo ai conflitti in corso nel mondo tra etnie o nazioni. La pace per poter esistere, come diceva Madre Teresa, deve nascere all'interno delle famiglie per poi potersi diffondere all'esterno.
Parole sante di una santa meravigliosa donna.
Auguro la pace anche a me stesso, per placare le inutili arrabbiature che ogni tanto emergono, le inutili paure, le inutili distrazioni.
In fondo, quello che conta è sorridere e vivere la propria vita con gioia. Tanto tutto passa, tutto scivola via. Le cose belle, purtroppo, ma grazie a Dio anche quelle brutte!
Buon anno a tutti
Vostro,
Mark