Viviamo tempi non
facili. Questo nessuno lo può negare. Ma spesso siamo anche noi, coi nostri
atteggiamenti (io in primis, non faccio la morale mai a nessuno ben inteso) a
rendere le situazioni più pesanti di quello che sono, con un atteggiamento ed
un approccio mentale spesso non adeguato, per non dire sbagliato. L’esperienza
mi hi fatto maturare questo e non penso ci possano essere molti dubbi in
merito.
Qualcuno crede
che avere un atteggiamento “positivo” verso la vita significhi essere dei
sognatori, degli illusi perenni, oppure dei semplici replicanti di frasi automotivanti.
Non è così. Almeno per me. Avere un atteggiamento positivo, o meglio dire “costruttivo”
e non “distruttivo” significa saper essere felici delle tante ( e sono molte di
più di quel che pensiamo) gioie che abbiamo nella vita di tutti i giorni, dal
mangiare insieme, dal guardare una partita di calcio, dal chiacchierare insieme
con gli amici davanti a una birra. Sembrano situazioni scontate, quasi banali,
eppure ci sono persone che non possono farlo. Bisognerebbe ricordarsene.
I problemi ci
sono e ci saranno sempre. Ognuno ha il proprio modo di affrontarli. C’è chi
scappa, chi si rifugia negli “stravizi”, chi credendo che il mondo fuori non
esista ed esista solo il proprio “modus vivendi”, e tutto il resto non conti
nulla. Io credo nell’apertura e nel dialogo. E nella forza di un sorriso, dei
bei gesti sinceri. Anche correndo il rischio di essere tacciati per buonisti.
Ma essere buoni è un conto, essere buonisti è un altro. Il buono lo leggi negli
occhi, nella sua spontaneità. Il buonista lo vedi perché è il suo esatto
contrario. E poi proviamo a ragionare in un buona fede, sempre. Chi ragiona in
malafede vive male, perché non ha fede, lo dice la parola stessa, e vede il
male dappertutto. Proviamo a vedere il bene, anche quando è il male che si
nasconde, in ogni caso le nostre intenzioni saranno sempre stato positive, il
nostro cuore ha sempre chiamato al di là delle percezioni negative create dalla
mente.
La pioggia
continua di questo inizio di autunno Milanese mi rimanda ai miei ricordi di
adolescenza, i miei timori, le mie angosce di ragazzino timido che aveva paura
della sua ombra, poi, quando sollecitato, riusciva a tirare fuori il carattere
che aveva dentro di sé.
Oggi sono sempre timido ma ho molta meno paura di
allora.
Ora, in questo
momento, mi passa la voglia di virtualità e vorrei provare a vivere per qualche
giorno come se i social network non ci fossero o fossero limitati nel loro
operare così annullante e superficiale. Ci provo, è difficile, perché come
tanti milioni di persone al mondo ne sono dipendente. E questo non è bene, soprattutto per una persona come me che non
ama essere dipendente, che è stata, è e sarà sempre una persona libera. Ho
bisogno di stare in solitudine per qualche giorno, ed avere la mente ripulita
dalle tante informazioni che ogni giorno mi bombardano il cervello. C’è bisogno di pulizia, di andare oltre le apparenze,
di andare oltre la carne, di capire quello che conta e quello che ci cambia la
vita.
L’inverno può essere
bellissimo, una seconda estate, se si cambia il modo in cui si vivono le situazioni. Io
non mi arrendo e cercherò il possibile per stare bene e far star bene le
persone che mi circondano, malgrado la negatività imperante, l’ipocrisia e la
falsità che ci circonda. Proverò di nuovo a farlo, ma in silenzio. Non ho
bisogno di avere cinquanta “mi piace” ad una mia foto per essere felice. Ho
bisogno solo di sentirmi in pace dentro, e quando ci si sente in pace dentro
non c’è niente di più bello, niente che che ti possa fare male.
No, non mi sono dimenticato di scrivere. Sono semplicemente
stato pigro, e per quasi due mesi ho tralasciato di aggiornare
questo spazio per me assai importante .
Oggi riprendiamo, con più entusiasmo di prima, ma soprattutto con la consapevolezza
di essere guidati, sempre…
Sono successe tante cose in questi due mesi, in un’estate
che a livello personale mi ha arricchito molto molto sotto ogni aspetto, e mi ha portato a questo inizio di autunno a
meditare su alcune questioni, a pormi quelle domande base necessarie per la nostra
esistenza.
Senza Dio non siamo niente. Io non sono niente. Ogni volta
che mi allontano da lui mi sento perso, ogni volta che sono più vicino a lui mi
sento forte come non mai. E’ pazzesco. E non può essere mera suggestione. Non lo
è. Ne sono sempre più convinto. E allora non mi resta altro che fermare quest ”elastico”,
e come si dice “abbandonarmi” a lui. Non vedo altre soluzioni. Non mi è sempre
facile, non è facile per nessuno. Ho parlato di me ma sono sicuro che la mia storia
è assolutamente simile se non identica a quelle di tante altre persone. Senza l’aiuto
di Dio non siamo niente, senza la preghiera, senza il silenzio che ci avvicina
a lui non siamo niente.
Oggi a messa ho rivisto una coppia splendida. Già da tempo
li considero dei miei idoli assoluti. Tempo fa, con la mia solita sfrontatezza
con cui vinco in realtà la mia timidezza, dissi loro quel che pensavo della loro condizione, estasiato dal loro volersi bene così sincero, così onesto. Rimasero
felici e piacevolmente sorpresi. Lui, con la testa curva verso il basso, lei, sempre
sorridente, vicino a lui, sempre insieme, sempre uniti. Mi capita d’incontrarli
spesso anche per strada Avranno superato
gli ottant’anni da un bel pezzo. E sono felici. Un esempio semplice, dovrebbe
essere la normalità, oggi è diventata l’eccezione. Viviamo tutti separati,
divisi, individualisti, presi da noi
stessi e spaventati dalla nostra stessa ombra quando ci accorgiamo che “noi
stessi” soltanto non bastiamo più, che abbiamo bisogno veramente di qualcuno,
ma non per essere realmente felici dall’esterno, ma essendo felici all’interno
con magari qualcuno che ci stia vicino nel cammino. Sempre con qualcuno dall’alto che ci guida.
Ovviamente.