io e il mare

io e il mare

sabato 22 febbraio 2014

IL VALORE SACRO DELL'AMICIZIA



 




Diamo tutto per scontato. Tutto per catalogato. Viviamo la vita a compartimenti standardizzati. Le persone non sono persone ma “oggetti personificati”. Non ci importa nulla di quello pensano, non ci interessa quello che sognano. Cataloghiamo. Quello è giusto, quello è sbagliato, io sono bello lei è brutta, e cosi via…

Viviamo schiavi di una serie infinita di luoghi comuni che riempiono la nostra mente e la rendono bloccata nella sua capacità di essere elastica e aperta al mondo altrui. Ne siamo tutti pieni, chi più chi meno e spesso ne rimaniamo succubi, facendoci condizionare nel nostro rapporto con gli altri, creandoci dei ritratti delle persone che nella stragrande maggioranza dei casi sono lontanissimi dalla realtà. Questo tipo di atteggiamento, molte volte, ci porta a perdere delle persone preziose verso le quali la nostra mente ha subito palesato un ingiustificato quanto prematuro rifiuto.

Per questo bisognerebbe tutti evitare di cadere nell’umana tentazione del giudizio. Ognuno agisce secondo la propria coscienza, ognuno agisce in base a quello che ritiene più opportuno fare. Solo Dio, per chi ci crede come me, giudica e ci giudicherà per l’amore che abbiamo regalato agli altri in ogni nostra azione. Il resto sono tutti archivi fermi e polverosi della mente.

Mi accorgo altresì che al di là di ogni luogo comune, ci sono dei punti fermi, quasi dei dogmi non negoziabili all’interno dell’imprescrutabile ma al tempo stesso affascinante mondo delle relazioni umane: il primo in assoluto è il valore sacro dell’amicizia.

L’amicizia vera non chiede nulla, è la presenza costante di un gancio in mezzo al cielo quando ti senti volare per aria. Non sono metafore da libro cuore ma il modo in cui chi scrive vive questo sentimento, forse il più sincero, quello che non passa malgrado i sussulti del cuore o del sesso e resta a galla dopo ogni tempesta ed acquazzone.

Si’, lasciatemelo dire, l’amicizia è quasi per sempre. Per sempre c’è solo l’amore di Dio ed è lui che la guida dall’alto, Lui che guida i nostri pensieri e ci sposta, come una mano invisibile, laddove sbagliamo strada, laddove non capiamo che in fondo siamo stati creati per volerci bene l’un l’altro, anche quando è difficile, anche quando tutto sembra perduto.

martedì 18 febbraio 2014

NON ERA IL MIO POSTO


Ti ho osservata. Tanta gente intorno a noi, e nel tuo corpo di ragazza ormai cresciuta, cosi magro e sinuoso, la tua innocenza spiccava malgrado il trucco più forte del solito provasse a celarla. Eri diventata donna, il tempo passa per tutti, per qualcuno meglio, per qualcuno peggio.  Con te si era dolcemente fermato.

Eri bellissima, e nei tuoi occhi cosi colmi di tenerezza mi ci perdevo dentro in quella sala così affollata. Dovevo scappare via, subito, non era il mio posto mi dicevo. Io lo sapevo.

Ti ho cercata, tanta gente intorno a me mentre pensavo a come uscire di scena subito, senza spiegazioni, senza capire realmente il motivo per cui fossi là, malgrado qualcosa, già da qualche ora mi spingeva là, mentre fuori pioveva forte e dentro di me, bugiardo come non mai, cercavo un'altra scusa per scappare via, subito. Non era il mio posto, io mi dicevo.

Troppa gente intorno a noi, ed io non potevo più andar via, ormai combattuto fra due forze che si attraggono ma al tempo stesso si respingono. No, non potevo. No, non più.

Come un bimbo che di nascosto fruga con le dita nel barattolo della marmellata, allo stesso modo provavo furtivamente a scambiare il riflesso magico di un tuo sguardo. Una volta visto, incrociato e goduto, osservavo le tue braccia conserte, quasi ristrette al petto ad invocare protezione e calore.

Troppa gente intorno a noi ma per me non c'era già più nessuno, il tempo passava e la vita mi cercava come in  un grande vortice che ti trascina via senza che tu possa più controllare quello che avviene fuori e soprattutto dentro di te.

Dovevo tornare a casa, accesi il motore, non pioveva più, e mi ritrovai in una strada che non era la mia mentre la testa, come una scimmia in gabbia, saltellava da un trespolo all'altro proiettando le immagini registrate di pochi minuti prima, quello sguardo cosi' innocente ed indifeso, quella figura cosi dolcemente sensuale, quel sorriso cosi' magico e quegli occhi cosi pieni di lacrime nascoste.

Avevo sbagliato strada, dovevo tornare a casa. Non era il mio posto. Ma tornerò.

lunedì 10 febbraio 2014

LA LAMPADA ACCESA


Le parole di Papa Francesco di ieri mi inducono a riflettere sul concetto di cristianità, per la mia fede non sempre cosi piena e consapevole per mia mancanza. Rifletto su tante cose, sulla nostra vita, sul tempo che passa, e di come indietro non si possa tornare ma occorra tenere sempre “la lampada accesa”. Si’, la lampada del cuore, la lampada dell’amore. Ha detto bene (come sempre) Papa Francesco, bisogna vivere la cristianità come una lampada accesa, che illumina e riscalda. Altrimenti non ha veramente senso essere cristiani, e soprattutto non ha senso vivere il dono che ci è stato consegnato dall’alto.
Ci vuole una rivoluzione, all’interno delle nostre vite, cosi schizzate, così stressate, così occupate dalle situazioni che dobbiamo affrontare ogni giorno. La rivoluzione è l’amore, e l’amore non può che derivare da Dio. Ma è così difficile farlo oggi, ci sembra qualcosa da “sognatori”, non abbiamo tempo per fermarci a riflettere sulle nostre vite, per regalare un minuto a chi ci sta vicino magari dicendo loro “ehi, io ci sono,io ti tendo la mano, su di me puoi contare, non voglio niente in cambio”.
Amare significa donare, almeno per me. Altrimenti è un contratto di lavoro, operazione rispettabilissima e normale nella vita di noi esseri umani, ma non ha nulla a che fare con l’amore.
Forse da questo semplice concetto occorrerebbe ripartire, dalla “lampada accesa” di Papa Francesco che ci invita ad accenderla per illuminarci all’interno, noi, così bui dentro, abbiamo bisogno di questo interruttore che resti acceso il più a lungo possibile, per illuminare non solo noi stessi ma anche e soprattutto chi ci circonda.

Se ci pensiamo bene, è l’unica luce che non provoca sprechi di energia ed inquinamento. Una lampadina che si può tenere accesa sempre e non costa nulla.