io e il mare

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martedì 18 agosto 2015

TRA ANALOGICO E DIGITALE

Mi consola vedere che la sindrome da amarcord non attanaglia solo me. Ci sono pagine su Facebook, sono stati scritti addirittura dei libri, fatto sta che tutti quelli che hanno dai trentacinque anni in su ricordano con nostalgia gli anni ottanta e ormai, visto il trascorrere inesorabile del tempo, anche gli anni novanta, che mai avrei pensato di rimpiangere visto che al momento in cui gli ho vissuti non mi piacevano nemmeno un po’ perchè legato al decennio precedente. Eppure...Eppure oggi li ricordo con affetto ed un pizzico di rimpianto.  Vero, ripensi alla tua adolescenza e vorresti tornare indietro, ma non è quello. Sono le emozioni vissute in maniera più semplice ed “analogica” a fare la differenza. 
Qualcuno si chiederà cosa c’entrino l’analogico ed il digitale in uno scritto che riecheggia il passato e i suoi momenti. C’entra eccome. Se pensiamo che negli anni novanta non esisteva internet, che ancora ascoltavamo i dischi con il vinile essendo il cd all’inzio della sua diffusione (io lo faccio ancora) e soprattutto eravamo consapevoli, chi più chi meno, di cosa volesse dire sentire un contatto, stabilire un contatto come cantavano gli Stadio in quegli anni, come quello della puntina che solcava il disco, quello delle persone che incontravamo ed abbracciavamo magari dopo esserci dati appuntamento al telefono da casa, senza messaggi, senza foto, solo con la sfera dell’immaginazione che varcava le porte del desiderio e dell’ignoto.
Guardare ossessivamente indietro è sbagliato. Indietro non c’è più nulla.  Ma il ricordo resta e non puoi farlo scappare via. Sono sempre dell’idea che il calore di un abbraccio, il solco di una puntina, il desiderio di stare insieme, per farla breve il vivere in “analogico” siano assai migliori dell’appiattimento  di un messaggio preconfezionato, di un brano musicale ovattato senza fruscii, di un isolamento multimediale che ci sta riducendo gradatamente a degli esseri solitari senza cuore nè anima.