io e il mare

io e il mare

venerdì 7 dicembre 2018

PAZIENZA NELL'ATTIMO FUGGENTE





Il tempo che passa mi fa capire che non esiste aspettare domani per agire.
Non è la prima volta che mi soffermo su questo concetto, non sarà l’ultima.  E’ qualcosa a cui tengo molto perché capisco che la vita è un lampo che vola via. Ma…al tempo stesso ci vuole pazienza!

E allora come si conciliano le due cose?

Sembrerebbe impossibile eppure questi due aspetti sono complementari l’un l’altro.
La pazienza è fondamentale per costruire le case. Una casa costruita di fretta rischia di cadere in fretta. Per una solida costruzione ci vuole il tempo necessario di lavorazione, delle solide fondamenta, del cemento armato di alta qualità. Altrimenti la costruzione cade e ricostruire poi ogni volta diventa difficile oltre che frustrante.

Nella mia vita il mio più grande limite è stato sempre l’impazienza. Lo so, lo riconosco, lo vedo nitidamente eppure fatico a correggere questo mio limite endemico. Mi devo applicare di più, prometto da oggi a me stesso che diventerò un esempio di pazienza per me stesso e per chi mi circonda. Tutto parte dalla nostra mente che elabora pensieri che quasi sempre non trovano aderenza nella realtà.

La pazienza rende le persone più forti. Io vorrei diventare forte come le persone che hanno pazienza. Sanno aspettare perché hanno chiaro in testa il loro obiettivo.
La pazienza è imprescindibile per un obiettivo a lungo termine. E’ invece necessario essere presenti adesso per qualcosa che può essere ottenuto (non necessariamente un bene materiale ovvio) adesso e che si può fare adesso e che rinviare a domani potrebbe essere foriero di tristezza e di rimpianto.
La mia impazienza mi ha fatto commettere errori incredibili e grossolani nella gestione della vita affettiva e non solo. 
Non commettete il mio errore!

domenica 2 dicembre 2018


                                      USCITE SE POTETE, NON GUARDATE LA TV

Finalmente ho agito. 
Ci sono riuscito. Ora ci vuole la costanza. Mi sono tolto da tutti i social. Ho disinstallato le loro applicazioni dal telefono. Era ora.
Era da tanto che desideravo farlo.  Nel mio percorso di cambiamento è qualcosa che mi renderà più forte. Nel percorso di crescita che questa volta sarà inarrestabile, al di là delle cadute che come essere umano mi concedo ed accetto.
Non ho più bisogno di mostrare la mia faccia ed essere schiavo dell’apprezzamento altrui. Non mi interessa, non ne ho bisogno. Non mi importa più di apparire . Non sono più schiavo del consenso. Un vero uomo libero non ha bisogno dell'apprezzamento altrui e soprattutto di esserne dipendente.
Non ho più bisogno di essere dipendente dal telefono. Mi sono accorto oggi di quanto inutile tempo abbia sprecato a controllare notifiche che la mia testa avrebbe dimenticato in un istante.
Non ho più necessità di contatti fittizi. Ho bisogno di contatto, vero, di vedere le persone, di toccarle, di abbracciarle. Ho bisogno di vedere come siete realmente e di mostrarvi come sono io realmente.
La dipendenza è forte. Non nascondo che già adesso mi piacerebbe dare una sbirciatina ma non avrebbe senso. E’ una parentesi chiusa. Preferisco dedicare il mio tempo alla lettura, alla crescita personale, ai contatti veri. Preferisco uscire e vivere all'esterno e non all'interno di un contenuto ormai impazzito.
Non potrò mai dimenticare, in questo senso, una frase del grande giornalista e conduttore tv Mino Damato ormai scomparso da parecchi anni. Una sera, durante l’introduzione alla puntata del suo meraviglioso programma divulgativo “Alla Ricerca Dell’Arca” disse al suo pubblico: “ se potete stare non guardate la televisione, nemmeno questo programma. Se potete uscite, state all’aria aperta, uscite a cena eguardatevi negli occhi”. Non lo scorderò mai…ed era solo la TV ! Non credo che ai funzionari RAI quelle parole abbiano fatto piacere ma Mino vide avanti e ancor oggi per me, quelle parole, hanno un doppio significato particolare, quello della libertà di dire ciò che si pensa e quello della libertà da ogni tipo di dipendenza che ci prosciuga il cervello, esattamente quella che i social network oggigiorno stanno facendo su tanti milioni di fruitori inermi.

Chi vuole leggermi mi trova qui, senza commenti, senza interagire direttamente, senza like, cuori o quant’altro. Chi mi vuole incontrare lo faccia per strada senza problemi o al telefono.  Io la penso cosi con buona pace e massimo rispetto di chi continua ad usarli.
Io voglio riprendere la mia vita in mano ed il primo passo è uscire dalla scatoletta virtuale ciuccia cervello. Il mio cervello lo voglio allenare con cibo per la mente e per il cuore. Perché senza quello non si fa nulla nella vita. Torniamo ad usare il cuore, sempre, a diventare un uomo pieno d’amore, unico vero obiettivo sensato di questa vita terrena.
Buona domenica amici.


sabato 24 novembre 2018

IMPERMEABILI




Il tempo porta forse ad essere impermeabili alle avversità della vita. 
Oggi davanti ad una festa di bambini felici ho realizzato il sentimento amaro dell’apatia in tutta la sua forza. Apatia pura. La cosa peggiore perché il fastidio è qualcosa di positivo, senti qualcosa, mentre l’indifferenza ti fa accettare e passare tutto come se nulla fosse. 
Anni fa ci sarei stato male, mi sarei sentito in colpa, l'ansia mi sarebbe salita a mille. Ora invece no. Perchè so cosa vive dentro di me e l'accetto senza dare adessa eccessiva importanza e senza sminuirla facendo finta che non esista. 
In due giorni ho vissuto il dritto e il rovescio della medaglia bilanciando tutta la gamma delle emozioni umane. Che bello, ho vissuto, non ho cercato la felicità, oggi che non si è ripetuta ho accettato il fatto che non può sempre esserci. E domani. Ah che ne so cosa succederà domani. Ci penserò domani! Eppure c’è qualcosa che mi rende particolarmente forte in tutto questo. O forse debolissimo, non lo so. Ma credo più forte, davvero. Accetto i momenti belli e i momenti brutti per come vengono. 
Tutto passa, tutto finisce. 
Di fatto oggi pomeriggio mi sentivo totalmente inadeguato e fuori posto. Una volta ci sarei rimasto male, oggi sono cresciuto e lo ho lasciato trascorrere il tempo serenamente come tutte le cose della vita. Tutto finisce. Ho imparato cosa significa avere dei bambini piccoli e portarli ad una festa. 
C'è sempre qualcosa da imparare e da assorbire.
Nel silenzio della sera ritrovo le mie convinzioni e parlo a me stesso senza elogiarmi né flagellarmi.
Mi prendo per quello che sono. Coi miei pregi e coi miei difetti. Non sono quello che la mente elabora di me stesso.
Scrivere qui mi fa star bene. Mi fa tirar fuori la parte di me migliore. Ma so che non servirà a risolvere i miei problemi. Per risolverli basta accettarli. E già risolverli spesso, anzi sempre.
Adesso ho voglia di fare l’amore. Non di fare sesso, di fare l’amore, con tutte le coccole e le attenzioni del caso. Non ho nessun con cui farlo. Pazienza. 
E’ già di per sé piacevole avere questo tipo di pensieri.
Credo, penso.

martedì 26 giugno 2018








Il tritacarne è sempre più forte. Ci fagocita dentro il nulla virtuale facendoci credere di essere vivi quando spesso (parlo per me, è una mia opinione personale) non siamo altro che morti credendo di essere vivi, apparendo, postando (che parolaccia), inoltrando, taggando (altra parolaccia) e via discorrendo.
Io ho bisogno di sentirmi vivo per davvero. E ci vuole ben altro.
Mi stanca leggere sempre le stesse cose. Attenzione, non giudico l’operato altrui. Ognuno fa ciò che crede. Ma mi sono stufato di navigare nel minestrone virtuale. Non ho interesse per ora a starci. Tanto vale scrivere qui, dovrei farlo più spesso, perchè mi fa sentire meglio , mi fa tornare alla mia grande passione, la scrittura, quasi quasi riprendo qua in piena libertà e mollo per un po di là.

La democrazia dell’alternanza. La vera libertà.
Mi manca tanto il mare.

mercoledì 3 gennaio 2018

LA SCISSIONE DEGLI ELEMENTI




Ogni giorno ascolto e apprendo storie di vita differenti. Ogni giorno convinto di averle viste e sentite tutte ed invece non è così. Forse è il bello di questo percorso che per ognuno di noi avrà un termine, non sappiamo quando, per un nuovo inizio, mi piace credere, voglio credere, devo credere, in cui le fatiche del corpo si polverizzeranno e vivremo nell’eternità in spirito godendo la luce del Signore in quella pace che forse non è cosa di questo mondo.
Mi ritrovo solo coi miei pensieri, non sono poi cosi triste come credevo di essere, sono disincantato, un po’ ingenuo nel cullarmi nelle mie fragili illusioni. La vita è anche fatta di queste cose. Un giorno bevi un calice zuccheroso, un giorno dopo ti sembra di mandar giù l’olio di ricino. Tutto aiuta, tutto dicono, serve. A cosa?
A capire che nessuno di noi può cambiare il mondo attorno a noi. Possiamo solo cambiare noi stessi. Gli altri non vivono per fare felici noi. La vita è cosi.  Bisognerebbe accettare le cose per come vengono. Lo scrivo da sempre, gli orientali ce lo insegnano. In realtà non ne siamo capaci. Io per primo soffro perché non accetto che la mia vita sia questa. E soffro. Purtroppo sbaglio, dovrei averlo capito da un pezzo, ma un conto è la teoria, un altro la pratica e quando ci sei dentro vengono fuori anni di concetti totalmente sbagliati sull’amore, sulla vita di coppia, sui sentimenti.
Amare veramente è molto più semplice di quello che si pensi. Significa tenere al bene di un altro essere vivente più che al proprio, anzi solo al bene dell’altro in maniera incondizionata, senza chiedere nulla in cambio. Significa anche saper accettare che l’altro segua un percorso diverso dal nostro, lasciarlo libero di percorrere una strada differente nel suo percorso di vita.
E’ tremendamente difficile, ma il vero senso dell’amore sta nelle quattro righe che vi ho appena scritto ed ovviamente non perché lo abbia scritto io. E’ difficile perché purtroppo crediamo che una persona appartenga a noi, ma non è cosi. Nulla è nostro, noi non siamo di nessuno, nessuno appartiene a noi. E’ difficile, è terribile, perché ci hanno fin da piccoli inculcato in maniera ossessiva , anche nelle canzoni, frasi terribili tipo “sei mia”, “t’appartengo” “tu appartieni a me” e via discorrendo. Mamma mia.
E’ inevitabile che crescendo con questo tipo di aberrazioni e soffocamento imposto, si matura nel tempo un concetto dei sentimenti basato principalmente sul possesso. Crediamo che possedere e controllare una persona significhi amarla. Mamma mia, ora, mentre scrivo rilassato mentre ascolto la mia canzone che suoneranno al mio funerale “Save A Prayer” dei Duran Duran, capisco che non vi è nulla di più sbagliato. Quando si lasciano riposare i demoni e le tigre del possesso e del soffocamento, quando la mente mitiga senza condizionare il cuore, si arriva a capire questo.
Purtroppo so che magari domani non sarà cosi per me. E soffirò molto. Ma perché mai poi? Eppure soffriamo perché non controlliamo quello che pensiamo di amare e probabilmente amiamo per davvero, ma non nella giusta maniera.  EPerché? Semplice, non si possono cancellare anni di convinzioni erronee maturate ed applicate. Bisognerebbe maturare un concetto d’amore scisso dal possesso e renderlo più universale al maggior numero di persone possibile.

Ovvio che non vuol dire portarsi a letto cinquecento persone al giorno o avere otto mariti o mogli. Nulla di tutto questo! Vuol dire semplicemente, come ho già detto, scindere l’amore dal possesso. L’amore vero non chiede nulla diceva Sant’Agostino. L’amore vero lascia andare chi amiamo verso lidi differenti se il loro percorso non può più essere mano nella mano assieme al nostro. Per poi riincontrarsi un giorno, forse, altrove, cambiati, maturati, cresciuti, nel ricordo di quell’amore che fu rivivendolo e riecheggiandolo perché un vero amore, scisso dal possesso e da sentimenti distruttivi come la gelosia e l’attaccamento, è per sempre.