Ogni giorno ascolto e apprendo storie di vita differenti.
Ogni giorno convinto di averle viste e sentite tutte ed invece non è così.
Forse è il bello di questo percorso che per ognuno di noi avrà un termine, non
sappiamo quando, per un nuovo inizio, mi piace credere, voglio credere, devo
credere, in cui le fatiche del corpo si polverizzeranno e vivremo nell’eternità
in spirito godendo la luce del Signore in quella pace che forse non è cosa di
questo mondo.
Mi ritrovo solo coi miei pensieri, non sono poi cosi triste
come credevo di essere, sono disincantato, un po’ ingenuo nel cullarmi nelle
mie fragili illusioni. La vita è anche fatta di queste cose. Un giorno bevi un
calice zuccheroso, un giorno dopo ti sembra di mandar giù l’olio di ricino.
Tutto aiuta, tutto dicono, serve. A cosa?
A capire che nessuno di noi può cambiare il mondo attorno a
noi. Possiamo solo cambiare noi stessi. Gli altri non vivono per fare felici
noi. La vita è cosi. Bisognerebbe
accettare le cose per come vengono. Lo scrivo da sempre, gli orientali ce lo
insegnano. In realtà non ne siamo capaci. Io per primo soffro perché non
accetto che la mia vita sia questa. E soffro. Purtroppo sbaglio, dovrei averlo
capito da un pezzo, ma un conto è la teoria, un altro la pratica e quando ci
sei dentro vengono fuori anni di concetti totalmente sbagliati sull’amore,
sulla vita di coppia, sui sentimenti.
Amare veramente è molto più semplice di quello che si pensi.
Significa tenere al bene di un altro essere vivente più che al proprio, anzi
solo al bene dell’altro in maniera incondizionata, senza chiedere nulla in
cambio. Significa anche saper accettare che l’altro segua un percorso diverso
dal nostro, lasciarlo libero di percorrere una strada differente nel suo
percorso di vita.
E’ tremendamente difficile, ma il vero senso dell’amore sta
nelle quattro righe che vi ho appena scritto ed ovviamente non perché lo abbia
scritto io. E’ difficile perché purtroppo crediamo che una persona appartenga a
noi, ma non è cosi. Nulla è nostro, noi non siamo di nessuno, nessuno
appartiene a noi. E’ difficile, è terribile, perché ci hanno fin da piccoli
inculcato in maniera ossessiva , anche nelle canzoni, frasi terribili tipo “sei
mia”, “t’appartengo” “tu appartieni a me” e via discorrendo. Mamma mia.
E’ inevitabile che crescendo con questo tipo di aberrazioni
e soffocamento imposto, si matura nel tempo un concetto dei sentimenti basato
principalmente sul possesso. Crediamo che possedere e controllare una persona
significhi amarla. Mamma mia, ora, mentre scrivo rilassato mentre ascolto la
mia canzone che suoneranno al mio funerale “Save A Prayer” dei Duran Duran,
capisco che non vi è nulla di più sbagliato. Quando si lasciano riposare i
demoni e le tigre del possesso e del soffocamento, quando la mente mitiga senza
condizionare il cuore, si arriva a capire questo.
Purtroppo so che magari domani non sarà cosi per me. E
soffirò molto. Ma perché mai poi? Eppure soffriamo perché non controlliamo
quello che pensiamo di amare e probabilmente amiamo per davvero, ma non nella
giusta maniera. EPerché? Semplice, non
si possono cancellare anni di convinzioni erronee maturate ed applicate.
Bisognerebbe maturare un concetto d’amore scisso dal possesso e renderlo più
universale al maggior numero di persone possibile.
Ovvio che non vuol dire portarsi a letto cinquecento persone
al giorno o avere otto mariti o mogli. Nulla di tutto questo! Vuol dire
semplicemente, come ho già detto, scindere l’amore dal possesso. L’amore vero non
chiede nulla diceva Sant’Agostino. L’amore vero lascia andare chi amiamo verso
lidi differenti se il loro percorso non può più essere mano nella mano assieme
al nostro. Per poi riincontrarsi un giorno, forse, altrove, cambiati, maturati,
cresciuti, nel ricordo di quell’amore che fu rivivendolo e riecheggiandolo perché
un vero amore, scisso dal possesso e da sentimenti distruttivi come la gelosia
e l’attaccamento, è per sempre.
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