io e il mare

io e il mare

sabato 19 marzo 2011

RADIO CHE PASSIONE...


E' da qualche giorno che volevo tornare a scrivere, ma impedimenti di vario genere nonchè seri problemi familiari me lo hanno impedito. Poco male, sono ancora qua per impegnarmi nella mia passione preferita, la scrittura.
Avrei voluto scrivere dell'immane tragedia giapponese, ma anche una mia parola sarebbe stata superflua in un contesto generalizzato in cui tutti esprimono giudizi su argomenti, vedi il nucleare, su cui in pochi sono a conoscenza della situazione reale. Sta di fatto che il mio cuore, o buona parte di esso, è in Giappone, e la mia ammirazione per la compostezza del popolo giapponese nell'affrontare un'immane sciagura è assoluta. Serietà, laboriosità, rispetto, tenacia ed infinita capacità di autocontrollo. Imparare da loro please, ed in fretta, per dare un valore reale alla festa dell'unità d'Italia, a quel patriottismo di cui in molti ora si ricordano forse per motivi di comodo, ma lasciamo correre, nel mio spazio non vado contro nessuno ma cerco solo spunti di riflessioni ed immagini di luce, non ombre.
In questo mio intervento mi occupo invece di qualcosa di più "leggero", ma non per questo meno interessante o di poco valore. Uno strumento che ha cambiato le nostre vite oltre un secolo fa, che ci fa compagnia al buio lasciando spazio alla nostra immaginazione, permettendoci perchè no di sognare come ha fatto per tanti anni ai suoi fedeli ascoltatori. Sto parlando ovviamente della radio.
Oggi la radio è quasi confinata da parte, un po' dimenticata, fagocitata da quel carrozzone tritatutto mediatico che è la televisione ed ahimè, internet.
La radio è il fascino dell'immaginazione, la forza di una voce e calda penetrante di uno speaker che ti entra nella testa e pure nel cuore, alternata a della buona musica che già di suo genera tali sensazioni.
Con l'avvento del digitale terrestre, è possibile ora vedere (non farò pubblicità ai network, uno in particolare, che lo fanno perchè non ne hanno bisogno) anche la radio in tv, e questo è il segno che i tempi sono cambiati, la radio si è modernizzata secondo alcuni, secondo altri invece sta perdendo la sua identità in questa fusione di "ruoli" fra video ed immagini.
Non so quale delle due "correnti" di pensiero abbia ragione. Ogni tanto mi capita di ascoltare la radio, specie in macchina, e tutto sommato, a differenza della sorella televisione, qualche programma ben fatto c'è ancora, ma sono sempre meno, e guarda caso ci sono al timone delle trasmissioni gli speaker più esperti, quelli che la radio la sanno fare alla vecchia maniera, creando "passione".
La mia radio non è certo quella delle volgarità gratuite, degli scherzi beceri, ma una radio che alterna della buona musica di qualità a professionisti del microfono.
Nella radio che mi manca, (perdonatemi la voluta ripetizione) mi manca il grande Fausto Terenzi, uno dei pionieri dalla radio, ingiustamente dimenticato da qualche anno a questa parte.. Ed io sfrutto le ultime righe di questo mio intervento, in questo mio spazio in cui scrivo quello che voglio in piena libertà, affinchè Fausto possa tornare in una radio importante a fare quello che lui ha insegnato praticamente a tutti da tanti anni a questa parte: la radio, elettrodomestico con altoparlanti generatore di passione

mercoledì 2 marzo 2011

TOO MUCH INFORMATION



Correva l'anno 2002. Tornavamo dall'incontro dei giovani per la comunità di Taizè in quel di Parigi, ed un mio vecchio amico, poco prima di arrivare a Milano dopo numerose ore di pullman, mi disse : "Non voglio tornare in Italia, pensare ai soliti media italiani che parlano di bambine centrifugate nella lavatrice..."
Io al momento rimasi sbigottito, da un lato mi veniva da sorridere, poi capii che lui diceva sul serio, eppure per un certo periodo di tempo non riuscii a comprendere il senso di quel discorso apparentemente stupido.
Ora, a distanza di quasi dieci anni, mi rendo conto di quanto avesse ragione, e di come l'imbarbarimento mediatico non guardi piu in faccia niente e nessuno.
Per questo motivo non scrivo della tragica vicenda di Yara, preferisco tenermi il suo ricordo nel cuore anche se non l'ho mai conosciuta personalmente. E' il momento ora delle indagini televisive, delle ricostruzioni, dei perchè, dei "se", dei "ma", e tutto finisce nel tritacarne mediatico, lo stesso di Cogne, di Avetrana, di Garlasco. Ed il dolore della famiglia merita invece rispetto, e come ho scritto nel mio intervento di ieri, doveroso ed obbligatorio silenzio.
Molti anni fa uno dei miei gruppi preferiti, i Duran Duran, pubblicarono un brano che non ebbe molto successo, ma fu precursore di quello che sarebbe avvenuto nell'ambito dell'informazione televisiva globalizzata nel terzo millennio. Correva l'anno 1993, la canzone s'intitola "Too Much Information", e riporto sia il video:

http://www.youtube.com/watch?v=0tbVPpeUUW8

ed il testo:

Destroyed by MTV I hate to bite the hand that feeds me so much information
The pressure's on the screen to sell you things that you don't need
It's too much information for me
Hey TV child look into my eyes here by intervention I want your attention
Promotion boy in a suit and tie he wants you to use it you're too shot to lose it
It's pumping down the cable like never so before
A cola manufacturer is sponsoring the war here comes the news with with love from me to you

>Destroyed by ABC I hate to bite the hand that feeds me so much information
The pressure's on the screen to sell you things that you don't need
It's too much information for me
Turn on the tube hits you with a groove advertising music we want you to choose it
These teeth are white trainers ultra-bright this band is perfect just don't scratch the surface
We've covered all the angles the survey people say
Just put us on the cover we'd be smiling anyway this video was made with love for you

Destroyed by BBC I hate to bite the hand that feeds me so much information
The pressure's on the screen to sell you things that you don't need it's too much information
Destroyed by MTV I hate to bite the hand that feeds me so much information
The pressure's on the screen to sell you things that you don't need
It's too much information for me

Dialate your mind (repeat) Gotta give it to me gotta listen to me gotta give in to me now I'm on the line
Gotta give it to me gotta listen to me gotta give in to me now I'm in your mind
I try (information) yes I try (too much information)
Why should I try (information) cause I try (too much information)
Gotta give it to me gotta listen to me gotta give it too me

martedì 1 marzo 2011

ELOGIO DEL SILENZIO


“Hello darkness my old friend, I come to talk with you again…”
Questo era l’incipit di un noto brano di Simon & Garfunkel, “The Sound Of Silence”, da cui traggo spunto per tessere le lodi di un compagno di vita importante, un elemento che nella frenesia della vita quotidiana risulta essere divenuto imprescindibile nel le sue ormai rare apparizioni.
Mi riferisco chiaramente al silenzio, a quei momenti di silenzio che per chi vive in una grande città come il sottoscritto, o lavora in luoghi estremamente caotici , sono necessari per poter staccare da una vita così frenetica da renderci sempre più simili a degli automi senza controllo.
Il silenzio è necessario per far riposare l’anima, e per poter avere quel dialogo necessario, per chi ci crede come me, con Dio, sfruttando quello strumento straordinario di dialogo con il Padre Celeste che è la preghiera.
Come non pensare poi alla necessità del silenzio per vivere il proprio rapporto con la natura, specie se si ha la possibilità di frequentarla e di viverla a stretto contatto. Lo scorso week end mi sono svegliato con la visione delle montagne ancora imbiancate, ho aperto la finestra ed osservavo compiaciuto il composto ed ordinato spettacolo della natura nel suo silente presentarsi ai miei occhi.
Il silenzio tiene a bada la mente nel suo instancabile muoversi senza controllo fra un pensiero e l’altro, spesso ahimè tendenti alla negatività e al pregiudizio. Nel silenzio, si possono trovare le forze per cambiare, al fine di sfruttare quelle nostre risorse che non conosciamo o che non valorizziamo. Il silenzio aiuta a modificare quel software basato su abitudini errate, quella concezione del mondo che da una visione negativa delle cose, porta a ribaltarla completamente fino ad essere veramente padroni di sé, in silenzio, con un sorriso, che si sa spesso vale più di mille parole, come dicevano una volta…