io e il mare

io e il mare

sabato 29 gennaio 2022

 


Il sabato è sempre stata una giornata particolare per noi.

Passarono gli anni e lei il sabato partiva, a volte al mattino, a volte al pomeriggio. Chi vi scrive l'accompagnava in stazione, talvolta coi mezzi, gli ultimi tempi in macchina. Ricordo bene quei momenti, furono parecchi anni, dei rituali ripetuti nella loro diversità, ma un'incrollabile certezza: lei sarebbe tornata tre quattro giorni dopo.

La vita proseguiva nell'aiuto reciproco che è figlio dell'amore che lega per sempre, oltre ogni tempo, oltre ogni spazio, e il martedi pomeriggio, che si uscisse dall'università o dal lavoro, si era sempre pronti a prenderla in quel binario isolato della stazione Centrale o a Porta Garibaldi (specie i primi tempi), con le borse cariche di verdure dell'orto, di vivande, di tutto ciò che serviva per farci mangiare nei giorni successivi al suo rientro.

Rientro. Ritorno.

Avevo un'incrollabile certezza. Lei sarebbe tornata tre, quattro giorni dopo


lunedì 24 gennaio 2022




 

Il sabato era la giornata che amavo di più. Persino più della domenica, perchè al pomeriggio, di domenica, iniziavo a sentire quel pizzico di melanconia che ti attraversa l'anima quando sai che il giorno dopo devi tornare a scuola...La sensibilità, questa croce e delizia di chi la possiede...

Il sabato si stava a casa perchè c'era già il tempo pieno a scuola. E quando, in genere dopo pranzo, lei decideva che voleva preparare una torta, per noi fratellini innamorati era subito festa...

Torta di ricotta, ciambella bigusto, torta di amaretti, torta di mele, tante volte pure i cannoli siciliani.  

Da quel fornetto in quel piccolo cucinino si emanava un profumato aroma d'amore familiare, oltre il profumo del lievito nell'aria.

L'aiutavo a girare e quando il cioccolato era denso lo riversava nella teglia. Di nascosto assaggiavo quello che rimaneva nella ciotola.

Era sabato pomeriggio. Eravamo giovani. Con poco, felici, pieni d'amore.

domenica 23 gennaio 2022

 



Faceva freddo quel pomeriggio ai Martinitt. Il campo da calcio era quello vero, da undici, e mentre l'allenatore ci faceva percorrere il giro di campo io piangevo perchè mi sentivo abbandonato e infreddolito. Ma sapevo saresti tornata. E tornasti. Eri bellissima, ti venni incontro piangendo. Tiravano forte, non potevo essere un bravo portiere, ero un bambino fragile ed indifeso, bullizzato, schernito. Volevo solo stare vicino alla mia mamma.

Faceva freddo quel pomeriggio ai Martinitt. La luce divenne buio, e i miei guanti da portiere mi pesavano come macigni perchè non ero nel posto in cui volevo stare. Ma poi arrivasti tu. Eri bellissima, chissà quanto freddo avevi preso sui mezzi, uscendo dal lavoro, quanti sacrifici e corse per venirmi a prendere in quel posto cosi isolato vicino alla tangenziale, papà in cielo da poco tempo, e la speranza che il futuro sarebbe stato in un posto migliore, per una vita migliore