io e il mare

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domenica 4 novembre 2012

L'INGREDIENTE PRINCIPALE

Madre Teresa, le cui parole non mi stancherò mai di riportare in questo spazio, diceva che uno dei motivi di sofferenza del genere umano qui in occidente è la mancanza d'amore. Si tratta ahimè di una grande ed inoppugnabile (quanto avrebbe voluto sbagliarsi in cuor suo pure lei), verità. Abbiamo tutto. Automoboli sempre piu' accessoriate con telecamere che ci aiutano nel fare retromarcia, treni superveloci cibi sempre piu' raffinati (e ahimè contaminati) che ci permettono di nutrirci ben al di là delle nostre primarie necessità, televisori e computer come quello su cui sto scrivendo tramite i quali possiamo interagire con persone dall'altra parte del mondo. Di fatto comunichiamo, ma è da comprendere se ci capiamo, e se in tutto questo trova spazio il motore delle nostre esistenze, ovvero l'amore Non mi piace fare quello che guarda in casa altrui. Nessuno a questo mondo, se non Dio, dovrebbe prendersi la briga di giudicare, e molto spesso le cose non sono come appaiono ai nostri occhi. Di fatto la realtà non esiste, o meglio esiste quella che percepisce la nostra mente, e di riflesso i nostri occhi E' anche per questo che forse, se sfruttassimo meglio quell'imprescindibile ingrediente che ci è stato dato per rendere la nostra vita un piatto saporito, molte cose cambierebbero. L'amore è il sale della vita, quella spezia preziosa che come ho appena detto da sapore alle nostre esistenze, e soprattutto fornisce ad esse significato compiuto. Quando se ne parla si rischia di essere considerati come dei sognatori, degli illusi, di fronte al nulla che vediamo spesso davanti ai nostri occhi, al dilagare dell'insensibilità umana, al diffondersi a macchia d'olio di quel gregge di discordia e negatività che è l'egoismo, e, nella sua totalità, il male stesso. Ma occorre essere piu' forti ed occorre tornare, a mio modesto avviso, a gustare quel piatto che ci è stato dato (la vita) lentamente, assaporandolo momento per momento, boccone per boccone, come un cibo prelibato che ci è stato dato fin da bambini e che fa male inghiottire di fretta senza sapore, cosi come è bello gustarlo fino alla fine dando esso senso compiuto.

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