io e il mare

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martedì 30 novembre 2010

NOSTALGIA DEGLI ANNI OTTANTA E DIPENDENZE DEL TERZO MILLENNIO


Non se ne esce dagli anni ottanta. Lo sappiamo, gli anni del benessere, della Milano da bere, della settimana bianca a Cortina, delle griffes firmate e dei manager rampanti, delle band musicali che mescolavano l'elettronica d'avanguardia all'ossessiva ricerca del look.
Da qualche tempo sta tornando questa nostalgia, ed io non lo nascondo, ne soffro particolarmente...
Quello che mi colpisce positivamente è leggere alcuni commenti di persone che vissero quel periodo da adolescenti o appena adulti. Oggi sono ultraquarantenni, perlopiù sposati con prole, e tutti affermano che ora sono benestanti, addirittura ricchi in qualche caso, ma tornerebbero volentieri indietro cedendo quanto acquisito oggi.
Non sono un sociologo e non so come spiegare tutto questo. Di per certo, e questo è dimostrato dalla cultura e dalla spiritualità orientale, non sono gli oggetti a renderti più felice sul medio - lungo periodo, ma la possibilità di poter avere un vero contatto diretto con le persone.
All'epoca non esisteva internet, ed al pomeriggio i ragazzi come me, spesso evitando di svolgere i compiti a casa, uscivano in cortile a giocare e crescevano in luoghi di ritrovo, tipo l'oratorio o il campetto sotto casa. Si creavano delle relazioni vere, di contatto, e si aveva la speranza per il futuro, quella che vedo un po' persa oggi in molti ragazzi. Però, in cuor nostro, tutti si desiderava poter comunicare piu velocemente, viaggiare piu rapidamente, ed ecco che la tecnologia nell'arco di un ventennio ci ha portati ad accontentare le nostre esigenze. Eppure, oggi, non siamo piu contenti e rimpiangiamo quegli anni.
Parlando questo pomeriggio con una persona mi sono confrontato sul tema. Lui afferma che molti rimpiangono i sogni di quel periodo, o la giovinezza perduta che non può più tornare, o un amore tanto desiderato e forse mai completamente realizzato.
Può darsi, forse è vero, ma è il presente quello che conta ed occorre viverlo appieno. Indietro non si torna, come diceva qualcuno, il passato è una cambiale scaduta, il futuro un assegno a vuoto, solo il presente è danaro contante.
Ci è possibile sfruttare al massimo il buono che la tecnologia offre, e riuscendo a schivare i pericoli che possono annidarsi, vedi la dipendenza da internet, da social network, strumenti da usare nel modo giusto.
Non dimenticherò mai una frase del compianto Mino Damato, da me ricordato in un articolo di qualche mese fa, che si presentò così all'inizio di una puntata della sua bellissima "Alla Ricerca Dell'Arca": " Se potete stasera, spegnete la tv. Non guardate il mio programma. Uscite, è meglio, se potete uscite".
Può sembrare una frase provocatoria invece lui aveva già capito, con moltissimi anni di anticipo, quello che stava per accadere, ed invitava la gente ad incontrarsi, a comunicare, a parlare.
Oggi comunichiamo, ma ci guardiamo sempre meno negli occhi. Appena ci sfioriamo ci spostiamo subito stizziti, come se il semplice contatto fosse qualcosa da evitare, il calore di una stretta di mano, spesso molle, data senza convinzione, qualcosa da cui scappare.
Ed è forse questo il segreto. Uscire, parlarsi, toccarsi (nel senso giusto del termine ben intesi!!), stabilire un contatto vero con le persone (se ben utilizzata anche la "virtualità" può aiutare laddove non è possibile incontrarsi) amando il presente, ricordando con un sorriso il passato senza rimpiangerlo. Troppo.

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