io e il mare

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domenica 9 settembre 2012

IL FUTURO DEI GIOVANI NELL'AMICIZIA

Conservo un piacevolissimo ricordo del mio viaggio di ritorno dalle vacanze dello scorso Luglio. Ero in stazione a Bologna e mentre attendevo il "pendolino" che mi riportasse a Milano, nella stessa banchina, una folta comitiva di ragazzi si salutava dopo aver evidentemente condiviso un viaggio organizzato di gruppo. Si dice spesso che la vita sia fatta di momenti, di fotografie che si appiccicano come istantanee nella mente e soprattutto nel cuore, ebbene io conservo indelebilmente l'immagine di due ragazzine che si abbracciavano forte in attesa dell'arrivo del treno,una di queste due piangeva come un vitellino, mentre l'altra la rincuorava con frasi affettuose. Ho raccontato questo aneddoto per cercare di spiegare, in poche righe, uno dei fili conduttori di quell'impianto di sentimenti sinceri ed illuminati qual'è l'amicizia. In quel contatto, in quell'abbraccio, ho sentito tanto calore io, cosi' distante da loro, cosi' piu anziano di loro, e ricordo ancora la serenità che quell'incontro mi trasmise nelle ore successive del mio rientro. Abbiamo tutti bisogno di calore, del contatto semplice anche di una mano che prende la nostra, che ci accompagna e che ci da forza. Ne hanno soprattutto bisogno i nostri ragazzi, cosi' fragili, cosi' spaesati, che giustamente guardano al futuro con incertezza visto quanto è già incerto il presente attuale. Per questo ritengo cosi' attuale ancor oggi, a oltre vent'anni dalla sua uscita, il testo di una canzone di Gino Paoli, ovvero "quattro amici", con il gusto di stare insieme, di costruire, di progettare, senza la necessità e l'impellenza di distruggere e sfasciare, come mi pare modestamente di percepire nell'attuale società in cui viviamo. Per poter costruire però bisogna che i giovani credano di nuovo nelle piccole cose, ad amare le piccole grandi cose che la vita (Dio per chi ci crede come me) ci regala, amandole ogni giorno. Quando mi capita di uscire la sera (sempre meno, ma comincio ad avere i miei anni...) non posso fare a meno di notare quanto i ragazzi bevano, spesso smodatamente, per il gusto di lasciarsi andare, forse per scappare dalla realtà, un po' come avviene ahimè per i tossicodipendenti. Cambia il metodo, cambia la "sostanza", il risultato è sempre lo stesso, e non mi pare il caso di andare oltre. Anche io qualche volta mi bevo un bicchiere o un cocktail, mi è capitato quando ero ragazzo di bere qualche bicchiere di troppo ed il risultato non ha portato assolutamente a niente se non a stare male, dentro e fuori. Tornando indietro, non lo rifarei, ma è un'esperienza che mi ha portato a capire quello di cui sto parlando. Per questo faccio mio l'appello del compianto Gianfranco Funari che poco prima di morire, col cuore ormai danneggiato dalle troppe sigarette fumate, disse in uno storico intevento in TV: "non fumate, non fumate", ebbene, mi permetto sommessamente di rinnovare il suo invito non solo per il fumo ma anche a bere con moderazione. Le piu' grandi emozioni della vita, quelle che ti fanno palpitare il cuore e che ti fanno sentire davvero bene, si vivono con l'equilibrio del corpo e della mente, con il sorriso e il buon umore che un
bicchiere di vino, che non ha mai fatto male a nessuno, ti può dare, ma senza esagerare. Buona domenica a tutti.

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