io e il mare

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venerdì 2 agosto 2013

IL TOCCO DELLA PIOGGIA

Pioveva. Anche forte. In quello stretto viale fra birrerie e pub d'ispirazione vagamente irlandese, lo stava seguendo da lontano, mentre nel suo passo lento e cadenzato, lui, la sopravanzava.
In silenzio, nelle zone d'ombra fra le luci artificiali dei locali, sentiva il rumore di quei tacchi austeri battere sul terreno bagnato, l'andatura di lei così ferma e perentoria, mentre in lontananza riecheggiavano rumori di sirene.
Non riusciva ad avvicinarsi. Lui sapeva che rallentando avrebbe lasciato campo al loro incontro. L'aumentare frenetico dei battiti del suo cuore moltiplicava l'affanno schizofrenico dei suoi respiri, mentre lei, imperturbabile, guadagnava metro su metro, centimetro su centimetro. Lo raggiunse.
Protese la sua mano destra dalle unghie pintate di uno smalto color oro, così stridente rispetto al grigiore di quella serata autunnale, sulla spalla destra di lui. Al solo tocco avvertì quel brivido che ti trapassa dalle viscere fino al centro dell'anima, in quella strana sensazione di distacco fra corpo e spirito.
Si voltò, lei, i suoi capelli fradici arruffati dalla pioggia, davanti a lui, nella disarmante bellezza del suo sguardo. Lui, i suoi occhi affossati, che s'incrociarono in un istante davanti a quelli di lei, nell'attesa del verbo dopo il silenzio
"Perché", gli chiese lei.
Le tolse piano la mano dalla spalla, la osservò, l'accarezzò dolcemente sulla guancia, e se ne andò, in silenzio, sotto la pioggia.

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