io e il mare

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domenica 11 agosto 2013

NON VOLEVA PERDERE

Era il momento, la sfilata più importante, la più attesa.
I fotografi assediati ai due lati della passerella, quasi schiacciati dal peso delle tribune laterali, di lato un pubblico di giornalisti, amici, faccendieri e curiosoni in un contorno di luci abbaglianti, insegne sgargianti, tacchi alti ben in vista e doppiopetti sgargianti.
Stava per uscire da quella porta. L'ultima spruzzata di profumo sul collo da parte dell'hair dresser,uno sguardo d'intesa distratto allo stilista e la musica di sottofondo che sfumava il passaggio dell'altra modella,mentre l'attesa spasmodica per la sua uscita serpeggiava lungo la sala.
Era fatta.
Si aprì quella porta e la classe inappuntabile del suo passo lasciava muovere sinuoso e lascivo quel vestito nero di raso, mentre nel suo incedere solenne e prorompente si dimenava lenta in un intreccio vorticoso di eleganza e sensualità.
Fra occhi rapiti ed ammaliati, uno sguardo dalla platea incrociò per un istante i suoi occhi persi nelle insegne della sala. Come una saetta, d'improvviso, un pensiero le trafisse le pareti della mente.
Correvano lungo la stradina di campagna, con quei sandali rotti che ogni tanto la facevano rotolare sui sassi, e lui, come sempre, la raccoglieva,con la stessa delicatezza di una foglia autunnale, per poi riprendere a correre di nuovo, solo per il gusto di sorridere e prendersi in giro da ragazzini poveri ma sognanti quali erano. Non era una gara, era solo una ricerca, un divertimento, un passare il tempo, forse.
In quello stesso istante, il suo corpo cominciò lentamente a cedere, le sue emozioni si presero gioco della mente ed uno strano rumore s'impadronì della sua figura, come una vibrazione che dal tacco del piede sinistro da cui partiva le arrivò fino al centro del cuore, facendole perdere l'equilibrio.
Il contorcersi della sua gamba sinistra si scontrò con l'ancheggiare vorticoso del bacino nel tentativo di rimanere in piedi, cercando un'improbabile e grottesca variante alla sua inevitabile caduta.
Opzione, purtroppo, non accolta dal destino.
Cadde sul piede sinistro che si stortò al rovinoso intrecciarsi del vestito. Non ci credeva nessuno ma era vero. La più brava, la migliore, era caduta. Qualche volta succede. Ma non poteva succedere a lei.
Nella ressa generale, in un silenzio impostato e falso fra risatine avvelenate e mormorii, lui le si avvicinò, in mezzo a tutta quella gente, mentre lei, ritrosa ed antipatica come quando era bambina, non voleva saperne dell'aiuto di nessuno.
Voleva, doveva rialzarsi da sola e proseguire la sfilata. Voleva vincere comunque.
Voltò il collo verso sinistra e con la coda dell'occhio incrociò il suo sguardo protettivo. Senza pensarci un attimo, vinse la battaglia con il proprio ego e gli tese la mano.
Lui, con la stessa delicatezza di allora, la sollevò come se quella foglia gialla d'autunno non si fosse mai consumata e dopo averle sorriso, se ne tornò a postò perché la sfilata doveva ancora cominciare e lei non poteva perdere.

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