io e il mare

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venerdì 30 marzo 2012

IL PERDONO E' LA VITTORIA DEI FORTI


"Alla ripetitività mortificante della vendetta occorre sostituire la novità liberante del perdono".
Solo dalla mente lucida e dal cuore illuminato d'amore di Giovanni Paolo II poteva uscire un'afferamazione talmente forte da farci fermare a riflettere, anche solo per pochi minuti, sulle logiche assurde di rivalsa che dominano i rapporti umani, di qualsiasi tipo, all'inizio del terzo millennio.
Chi mi legge da tempo sa che non amo fare le paternali, non credo di essere in grado di poter dire a chicchessia "questo è giusto, quello è sbagliato". Io riporto dei fatti, delle situazioni, dei sentimenti (qualche volta, quando serve) e delle frasi, come in questo caso, e provo a far riflettere chi legge e sopratutto chi scrive.
Chi sa perdonare è veramente un rivoluzionario, un uomo che sa andare al di là delle facili rivalse, è un innovatore in grado di liberare se stesso e chi lo circonda dal male. Perchè in fondo, vendicarsi altro non è che raddoppiare il male subito. Usando una metafora calcistica a me cara, nella partita della vita che ci è stato concesso di disputare, sta a significare che il Male raddoppia 2-0 sul bene. Questo non dovrebbe mai accadere.
La vendetta di per sè è una liberazione apparente, come l'idea di togliersi un peso di dosso che sembra insormontabile ma che genera altro astio, altri rancori, ed invita chi la usa (lo so bene perchè mi sono vendicato pure io parecchie volte...e ho parlato ancora di me, mannaggia...:-) a rifarlo nuovamente, in un circolo vizioso di "ripetitività mortificante" da cui sembra impossibile poter uscire. Lo vediamo ahimè sempre nella vita quotidiana, sul lavoro, per non parlare (e questo è piu'grave) fra persone che un tempo si amavano e che ora magari non si amano piu, incapaci di lasciarsi come persone civili (o ancor meglio provando a riconciliarsi) continuano invece una commedia di ripicche e veleni basata, appunto, sulla vendetta costante, ripetitiva, mortificante e desolante.
E allora va da sè che in questa frase di Giovanni Paolo II c'è il rispecchiamento quasi fedele dell'insegnamento di Cristo basato sulla necessità di entrare per la porta stretta, magari piu faticosa, piu irta di ostacoli ( mi rendo perfettamente conto che perdonare è difficile a volte, non oso pensare chi abbia invece subito un torto gravissimo, o la perdita di una persona per un omicidio, vedi il padre di Erika al quale ancor oggi mi tolgo il cappello) ma che indubbiamente libera dal male, lo vince e rende le nostre vite più piene, e perchè no, anche un po' piu' originali rispetto alla monotonia nera ed amara del mondo in cui viviamo.

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